Ognuno
a casa sua, si diceva una volta. Era questo il gioco. Forse era stato
inventato dai genitori per annunciare in modo simpatico che i giochi
erano finiti e che gli amichetti ospiti sarebbero dovuti tornare
all'ovile :)
Oggi
invece è l'uva che gioca ad avere un ruolo importante per ogni
singolo componente di cui è fatta ed è oggetto di un numero
impressionante di studi e controstudi volti a confermare, smentire o
reiterare questa o quella proprietà. In antichità era solo il succo
d'uva che con un'alchimia sfruttata abbondantemente ancora oggi,
diventava mosto e infine vino. Poi furono scoperte le proprietà
della buccia e il conseguente e dibattutissimo resveratrolo.
D'altra
parte siamo in settembre inoltrato e in tutte le campagne pare sia in
atto una vendemmia da record: si parla di qualcosa come 47 milioni di
ettolitri di vino. Uno dei pochi benefici di un'estate sahariana come
quella che è appena finita... o almeno si spera che sia finita
davvero :)
Insomma,
l'Italia sta letteralmente affogando nel vino e se la stagione
bollente può sembrare anche un precursore della bontà dell'uva,
ancora non ci si sbilancia sulla qualità del futuro vino targato
2015. Il terreno, il microclima e tanti altri fattori ne fanno
un'esperienza diversa per ogni zona vinifica.
Ad
esempio i vitigni del famoso Lacryma Christi che producono un'uva
dalle mille sfumature di sapore unica in Italia e nel mondo, crescono
esclusivamente alle pendici di una delle bombe a orologeria più
pericolose al mondo: il Vesuvio.
I
terreni vulcanici sono una manna dal cielo per la vite essendo
ricchissimi dei minerali più vari. La medicina popolare di una volta
distingue addirittura tra terreni alle pendici di vulcani esplosivi
(come il Vesuvio) che espellono lava più acida, ricca in silice, e
terreni posizionati alla base di vulcani più "tranquilli",
chiamati effusivi (come il Kilauea nelle Hawaii) che eruttano
materiale basaltico e fluido senza interferenze acide. Pare che l'uva
cresciuta sotto i vulcani come il Vesuvio sia più astringente
rispetto a quella cresciuta all'ombra di vulcani come il Kilauea che
risulta essere invece più diuretica e tonica.
Ma
procediamo con ordine.
La
pianta della vite comprende un'infinità di specie diffuse nelle zone
a clima temperato o subtropicale. L'Italia ne è una produttrice
perfetta. Le foglie sono diuretiche e astringenti, da sempre
utilizzate contro le emorragie, le diarree e la gotta. Inoltre un
cataplasma (impacco) di foglie tritate si dice faccia sparire il mal
di testa.
In
primavera se incidiamo il fusto della pianta sgorgherà una linfa
utilizzata dalla medicina popolare per le malattie cutanee e
oftalmiche; ancora oggi l'estratto viene impiegato nella preparazione
di un collirio.
Addirittura
pare che le ceneri dei rami, passate al setaccio e bollite nel vino
bianco, venissero impiegate per guarire l'erisipela, un'infezione
acuta della pelle causata dallo streptococco che portava febbre
altissima e molto spesso causava la morte. Questo vino alla fine
conteneva i sali minerali assorbiti dalla pianta, tra cui sali di
potassio, di sodio e di calcio. Vi si immergevano delle pezzuole di
tela e si detergevano le parti colpite dalla malattia. Quanlche
medico lo prescriveva anche a bicchierini (dolcificato con miele) per
edemi, herpes e anche per la renella, la sabbiolina dei reni parente
dei calcoli ma molto più piccola e gestibile.
Una
varietà ha avuto più fortuna delle altre ed è salita alla ribalta
per una concentrazione maggiore di principi attivi: la vite rossa.
E'
utilizzata nelle turbe della circolazione venosa in generale, cioè
quella che fa tornare il sangue dalle periferie al cuore e che
trasporta sia nutrienti che scarti (metaboliti e cataboliti).
Le
indicazioni principali sono per gambe affaticate, gonfie, sensazione
di pesantezza ed emorroidi.
Tuttavia
durante l'assunzione ci sono stati casi di disturbi digestivi, nausea
e vertigini o ancora una forma di orticaria. Vedremo perché.
I
frutti della vite invece non hanno bisogno di presentazione.
Lo
scrittore e umanista francese François Rabelais definì
l'uva "una carne
celeste, buona da mangiare con la focaccia fresca".
Non solo è un ottimo dessert
ma anche un alimento ricco e un rimedio rinfrescante, diuretico e
lassativo. Molto energica grazie agli zuccheri, facilmente digeribile
grazie agli acidi e ricca di vitamine e sali minerali, l'uva è uno
dei frutti più raccomandati da tutti gli specialisti della salute,
tradizionali e non.
Cominciamo
dall'uva acerba,
quella di luglio per intenderci, che
contiene un succo acido e
astringente utilizzato già
dai tempi di Plinio come medicamento e anche in cucina. Non
buona da piluccare come dessert, ma ricca di clorofilla,
tannino, glucosio, acido tartarico e sali di calcio. Lo impiegavano
per le febbri biliari, nelle infiammazioni intestinali con diarrea e
anche per impacchi sulle contusioni e sulle piaghe.
Questo
succo verde acre, chiamato Agresto, era usato molto nell'antica Roma
ma anche in seguito, nel Medioevo. Pare che una volta
privileggiassero i sapori acidi a tavola :)
Il
succo acerbo dell'uva veniva spremuto e lasciato fermentare al sole
per qualche giorno, oppure bollito fino a ridurlo ad 1/3 del suo
volume iniziale. Aveva una
consistenza densa e lo si usava per insaporire le pietanze o nel
brodo. Ancora oggi rientra nella composizione di alcune senapi.
Diluito in acqua è un'ottima bevanda rinfrescante.
Le filandaie di una volta
solevano stropicciarsi le mani con queste uve acerbe per alleviare il
dolore delle ragadi prodotte dall'acqua bollente.
La
cura dell'uva matura
è da sempre utilizzata
per la costipazione, l'artrite, i reumatismi, malattie della pelle,
dell'apparato urinario e del
fegato. Inoltre ha
ottenuto successi con l'ipertensione, l'arteriosclerosi e anche in
casi di autointossicazione.
L'uva
contiene anche molti acidi organici e minerali e molta acqua. Gli
acidi organici formano nello stomaco i famosi carbonati
alcalini con dei benefici
incredibili che abbiamo già abbondantemente trattato in "Essere basici come un limone II".
Se
ne ricava
una bevanda gradita anche
quando lo stomaco non sopporta e non digerisce nulla.
Si
schiacciano gli acini di un grappolo di uva al passaverdura, si
diluisce il succo ottenuto con il 50% di acqua e
si beve a piccoli sorsi in più volte, per far assorbire in fretta i
suoi elementi nutritivi senza dilatare lo stomaco. Si
può anche piluccare qualche acino in attesa che lo stomaco sia in
grado di ingerire altro e rifornire così l'organismo di acqua e
zuccheri facilmente assimilabili e
preziosi in quel momento.
Rinfresca e dà un senso di benessere.
In
medicina popolare schiacciavano la polpa dell'uva ben matura e la
mescolavano con un po' di olio, confezionando così un rudimentale
unguento buono, si diceva, per i "foruncoli maligni" e per
lenire il dolore da essi provocato.
Mangiata
in buona quantità al mattino a digiuno e con tutta la buccia è in
grado di vincere le costipazioni di ventre più ostinate. E'
consigliata anche negli eccessi di lavoro mentale o muscolare, per la
fatica che deriva da entrambi i casi, nell'anemia, nell'eccessiva
magrezza e dopo una
polmonite.
E
a proposito di polmoni,
uno degli usi più antichi e
meno conosciuti è l'impiego della
cura dell'uva negli stadi
iniziali di tubercolosi polmonare. Pare
che riesca in breve tempo ad "allontanare" la
predisposizione alla malattia modificando il nostro "terreno".
Il terreno in naturopatia è praticamente la nostra unicità: i
nostri valori del sangue, i vari Ph del nostro corpo, la reattività
di ognuno di noi, la nostra temperatura corporea, punti di forza,
punti deboli e altro ancora.
In
una parola, tutto ciò che contribuisce a creare un quadro unico di
ognuno di noi, la nostra "carta di identità"
biologica :)
Quindi,
se il nostro terreno è
debole di polmoni, l'uva riuscirebbe a modificare (temporaneamente
e mangiandone un bel po')
questa specifica condizione impedendo lo sviluppo di eventuali
patologie ai primi stadi
legate al nostro organo
bersaglio. Infatti sembra sia molto utile anche nei catarri polmonari
in generale, senza andare a scomodare la tubercolosi.
Sarà
il solito caso che in medicina esoterica i cibi legati all'elemento
polmone siano quelli bianchi. E qui si parla di uva bianca,
ovviamente :)
Anzi
è quasi
l'unico caso in cui si preferisce quella bianca, perché come vedremo
nel dettaglio, è l'uva nera a conquistare il podio della massima
concentrazione di principi attivi.
Sorpresi?
Non tanto, forse.
Ne
"Le mele insane" avevamo
gia parlato delle antocianine
che sono dei composti in grado di reagire con gli agenti ossidanti
come i radicali liberi tamponando così i danni che queste molecole
arrecano a cellule e tessuti. Proteggono,
oltre che dall'invecchiamento cellulare,
anche i capillari fragili e combattono i processi infiammatori e le
modificazioni cancerogene. La
loro azione antiaggregante piastrinica aiuta la fluidificazione del
sangue e limita di conseguenza la formazione di trombi
e coaguli.
E sono anche responsabili
dell'intensa colorazione rossa o viola scuro dei
vegetali che le contengono.
Appartengono alla famiglia
dei flavonoidi e la buccia
dell'uva nera ne è piena molto più di altri frutti.
Un
test è
stato eseguito
somministrando
per una settimana a 3 gruppi di persone: 1 bicchiere di succo
rispettivamente di uva nera, arancia e pompelmo. I
gruppi che hanno bevuto gli ultimi due succhi non hanno avuto
modificazioni significative, mentre il gruppo che ha assunto il succo
di uva nera ha visto diminuire del 77% la capacità di coagulazione
del sangue! E' tantissimo.
Per
questo, come per l'aglio della volta scorsa, evitate di
assumerne se
state già facendo delle cure anticoagulanti oppure una settimana
prima di sottoporvi
a eventuali operazioni
chirurgiche.
Attenzione,
il succo d'uva è buono ma non è così innocuo se lo si beve a
tonnellate, dato che è molto ricco di zuccheri che possono
serenamente trasformarsi in trigliceridi nel sangue. In più,
esagerare con uva e uvette
potrebbe anche provocare una bella diarrea... una
forma un po' estrema di depurazione del corpo :)
Per
concludere questa panoramica generale sull'uva è obbligatorio citare
l'uva passa che può
essere ospitata praticamente in ogni portata di un menù,
dall'antipasto al dolce. E'
gradita tanto nei mix per la colazione, insieme a cereali, frutta
fresca e yogurth quanto nelle famose sarde a beccafico siciliane. E
non ci lascia a bocca asciutta neanche in campo medicinale: l'uva
passa infatti è un emolliente per le vie respiratorie irritate e
calma la tosse.
Non
a caso, fa parte dei famosi "quattro frutti pettorali"
insieme a datteri, giuggiole e fichi (in
parti uguali, 50 gr.
in
tutto), bolliti in un litro di acqua per mezz'ora.
Avete
notato che non ho accennato né al vino né a uno dei componenti più
famosi e studiati dell'uva?
Questo
famoso resveratrolo sarà davvero utile o è la solita montatura
commerciale per stravendere integratori e nuovi farmaci a base di?
E
ancora, ricordate la nausea, l'orticaria e le vertigini, ovvero gli
eventuali effetti collaterali della vite?
La
risposta a tutte queste domande è che non c'è più spazio!!
Inutile
indorare la pillola :) ci sarà una parte II.
Dobbiamo
ancora esplorare l'altra faccia della medaglia, ovvero la nota
dolente dei flavonoidi.
Ci
sono molti studi che non sono affatto d'accordo sul miracolo dell'uva
ed è interessante
conoscerli.
In
una panoramica soddisfacente è giusto dare spazio a tutte le
correnti di pensiero. Avere a disposizioni più informazioni di
campane diverse permette di costruirsi un'opinione personale ben
salda
e basata su una libera
scelta. I professori più saggi all'università consigliano di
studiare bene, valutare attentamente e poi di dimenticarsi tutto. Per
far uscire meglio la nostra unicità istruita :)
e per sviluppare un sano
intuito su solide basi.
Qualcuno
diceva che senza radici non si vola :)
Un
saluto e buona settimana a tutti!