lunedì 17 settembre 2018

Tutto fumo e niente arresto: la cannabis light




La cannabis a basso contenuto di THC che rilassa ma non “sballa” sta spopolando e ha creato un giro d’affari molto appetibile. Ma la legge non è poi così chiara: il consumatore può stare davvero tranquillo senza incorrere in problemi con la legge? E per cosa si può utilizzare inoltre questa pianta light?



Ormai possiamo trovare della cannabis legale anche dal tabaccaio sotto casa, per non parlare dei servizi dedicati che stanno spuntando come funghi: basta una semplice telefonata e ti arriva direttamente a domicilio con consegna espressa entro un’ora dall’ordine, come la pizza del sabato sera.

Poco importa se ci si riferisce a una forma leggera di canapa, resta comunque uno shock vedere l’aggettivo “legale” accostato al sostantivo “cannabis”. Ma adesso è davvero realtà e speriamo sia il primo di una lunga serie di atti riabilitativi verso una pianta che ha davvero tanto da dare...forse troppo per una società fondata quasi esclusivamente sul pagare qualunque cosa. Ma procediamo con ordine. 

Questa canapa che hanno finalmente legalizzato presenta bassissimi livelli di THC (tetraidrocannabinolo), ovvero la sostanza responsabile dell’effetto psicotropo della pianta più famosa di tutti i tempi: ciò ha dato il via ad almeno due fiorenti mercati paralleli che contemplano usi diversi.


Il primo è quello dei tabaccai di cui sopra o di negozi specializzati nuovi di zecca dove si entra in un altro mondo. È il caso di dirlo, ce ne sono davvero per tutti i palati, anche per i più raffinati: abbiamo una vasta scelta di infiorescenze di cannabis profumate al limone, arancia, mirtillo e persino alcune con sentori di formaggio. Tutte rigorosamente non italiane, confezionate in scatoline da pochissimi grammi e con prezzi da far invidia al mercato nero. Il motivo è presto spiegato: in Italia sono ammesse solo determinate varietà di canapa, non è permesso “giocare” con gli ibridi e dare sfogo alla creatività, quindi per ottenere ad esempio un’infiorescenza di cannabis senza semi, con livelli molto alti di CBD (più avanti vedremo di che si tratta), pochissimo THC e profumata al prosciutto o alla carbonara che sia, è necessario importarla da altri Paesi avanti anni luce sia a livello di leggi che di sperimentazioni. La Svizzera e l’Olanda infatti hanno dovuto solo diminuire il THC dei loro ibridi già esistenti e commercializzati da anni, portarli fino ai limiti consentiti ora dalle nostre leggi (lo 0,6%) e inondare il neonato mercato italiano assetato di novità. Sembra semplice ma oltre i costi di importazione queste piante ibride geneticamente controllate richiedono diverse accortezze e una meticolosa cura quotidiana, per questo i prezzi sono così esorbitanti. Di solito sono coltivate indoor in ambienti protetti, con livelli di umidità strettamente prestabiliti e una serie di altri rigidi parametri che non stiamo qui a sviscerare. Per tutto questo e per il personale addetto c’è naturalmente un costo da sostenere, ma il mercato è in un’ascesa tale da giustificarlo pienamente. Svizzera e Olanda ringraziano sentitamente. A qualcuno sarà pur venuto in mente che se incroci genetici e ricerche fossero effettuati direttamente in Italia i prezzi forse sarebbero un po’ più bassi e si creerebbe una nuova nicchia di posti di lavoro per un mercato che ormai sembra inarrestabile. Non si può. Perché? Non si sa. 

Il nostro Paese era tra i primi produttori mondiali di canapa, anche per il nostro invidiatissimo clima che favorisce la crescita di questa pianta demonizzata peggio di un assassino seriale. Anni fa Beppe Grillo, al netto della sua appartenenza politica, fece uno spettacolo considerato tra i più completi ed esaustivi documentari sulla canapa dove mise in evidenza tutto quello che poteva dare questa straordinaria pianta ad un costo praticamente nullo dato che è quasi un’infestante e cresce facilmente un po’ ovunque. Disse anche che era stata messa fuorilegge per uno dei suoi usi più stupidi, ovvero fumarla. O almeno quella era la scusa. Anche il nostro diavoletto italiano Roberto Benigni la inserì ironicamente in uno dei suoi show dicendo che in realtà Dio non fece piovere la manna dal cielo ma la “canna”. Insomma, c’è chi la ama, chi la odia e soprattutto chi la teme; tra poco capiremo perché.

Questa legalizzazione della cannabis a basso contenuto di THC in realtà si muove e galleggia in un vuoto normativo che in teoria non ne prevede un uso ricreativo. In sostanza, bisognerebbe acquistarla nei negozi specializzati, non aprire la confezione finché non si è in casa perché se ti fermano durante il viaggio con la scatolina violata potrebbero esserci problemi a dimostrare che non ci si è “ricreati” con essa e una volta in salotto appoggiarla sulla mensola del camino e utilizzarla come oggetto da arredamento da osservare o al massimo usarla per profumare gli ambienti. Naturalmente tutti gli acquirenti non vedono l’ora di spendere circa 15 euro al grammo per rimirarla su un comò. Quindi tecnicamente fumarla resta ancora un illecito.



La legge in realtà voleva riaprire le porte alle coltivazioni di canapa industriale e ha finito per aprire uno spiraglio alla canapa legale. Al momento il Consiglio superiore di sanità (Css) ha espresso a giugno il suo verdetto decisamente negativo chiedendo che ne venga bloccata tempestivamente la vendita perché secondo loro anche a basse concentrazioni il THC potrebbe accumularsi in alcuni tessuti come cervello e grasso e fare ipotetici danni che però ancora non sanno individuare. Una posizione durissima cui però il ministro della Salute Giulia Grillo ha risposto con un educato “grazie per il consiglio, vi faremo sapere” promuovendo altre indagini e ricerche prima di prendere qualsiasi decisione. Navighiamo ancora nella nebbia in attesa di capire che direzione prenderà tutto questo.

E così abbiamo abbondantemente descritto il primo fiorente mercato dei due cui abbiamo accennato all’inizio.




 Ora esploriamo la seconda e interessantissima possibilità che contempla un utilizzo infinitamente più ampio e pericoloso del primo: la vera canapa industriale, quella “natural” che è in grado di radere al suolo giri consolidati di miliardi di euro.
Il ritorno della canapa industriale potrebbe portare all’avvento di una mini rivoluzione, se non trovano il modo di bloccarla prima. Inutile tornare su argomenti che ormai conosciamo tutti ma una panoramica veloce è d’obbligo per illustrare la potenziale portata del fenomeno. Dalla canapa si ricava una carta di qualità eccellente, utilizzata già più di 2000 anni fa; naturalmente già bianca, senza l’uso di additivi sbiancanti e senza tagliare un albero. Un ettaro di canapa per la carta rende mediamente circa 3 o 4 volte più di un ettaro di foresta. Questa pianta si sta rivelando una manna (è il caso di dirlo) anche per la bioedilizia: insieme alla calce regala un prodotto che isola efficacemente le case, leggero e resistente al fuoco e che protegge dagli sbalzi termici e dall’umidità. Esiste poi un compensato di canapa e delle case intere realizzate con questa pianta più unica che rara; qui ci sarebbero trattati interi da scrivere solo su questa voce, ma ci limiteremo a constatare che dagli scarti della canapa hanno tirato fuori un materiale con le stesse caratteristiche della plastica. Senza l’aspetto inquinante, naturalmente. Anche le carrozzerie delle macchine potrebbero essere realizzate interamente in canapa. Ma fermiamoci un momento, la lista è ancora lunga.

Per aiutarci a mettere ancora meglio a fuoco la situazione abbiamo sentito un diretto interessato: Matteo Venturini ha 40 anni, è un coltivatore di canapa e presidente dell’associazione “Canapa delle Marche”, il cui scopo è quello di fornire consulenze e servizi agli agricoltori che intendono inserirsi nella coltivazione della canapa a livello locale, abbattere i costi del seme certificato che occorre per legge e organizzare eventi informativi. Una sorta di tutor per chi intende avventurarsi in questo mondo.

Matteo coltiva canapa e ne vende le infiorescenze in sacchetti, non in scatoline da 2 grammi; infatti parliamo di un prodotto molto diverso da quello olandese o svizzero. Queste sono le varietà permesse in Italia di canapa industriale, naturalmente quasi prive di THC ma con un apprezzabile contenuto di CBD, ovvero il cannabidiolo sostanza meno famosa della prima cui abbiamo accennato all’inizio e di cui sono più che ricche le varietà svizzere e olandesi. E in natura deve essere proprio così perché in realtà queste sostanze sono antagoniste, ovvero dove abbonda una scarseggia l’altra. Il CBD infatti contrasterebbe lo “sballo” indotto dal THC, per questo la canapa oggi legale ha un effetto rilassante e non euforizzante; entrambi i principi attivi hanno proprietà sbalorditive anche se a specchio. Il CBD è antinfiammatorio e diversi studi clinici ne hanno dimostrato l’efficacia nel contrastare le convulsioni, per cui si è reso estremamente utile nei trattamenti per l’epilessia. Un’altra importante azione è quella neuroprotettiva nei confronti di malattie degenerative come l’Alzheimer o anche la capacità di attenuare la rigidità muscolare derivante da patologie come la sclerosi multipla. Se il THC in dosi elevate potrebbe causare ansia, il CBD contrasta con le sue proprietà ansiolitiche, antidepressive e antipsicotiche. Questo cannabidiolo, che ha aperto le porte alla canapa legale, è tuttora al centro di infinite ricerche e sperimentazioni date le mille possibilità di applicazioni. Dal canto suo, il cugino “cattivo” o THC si è rivelato altrettanto utile e potente. Se il CBD è un buon antinfiammatorio il THC è un ottimo antidolorifico, se il primo si presta a un’assunzione regolare il secondo è tendenzialmente più per un uso episodico. E cosa assolutamente non trascurabile, i cannabinoidi si stanno rivelando non solo utili a contrastare gli effetti collaterali indotti dalla chemioterapia ma secondo alcune ricerche indurrebbero le cellule tumorali all’apoptosi, ovvero all’autodistruzione. Questo aprirebbe le porte a un altro mondo. Aumenta l’interesse, le ricerche si moltiplicano e i risultati spingono a chiedersi sempre di più come sia stato possibile che una ricchezza del genere venisse messa al bando.

La tisana di canapa industriale è una rilassante e gustosa tisana che facilita la digestione, allevia i dolori e le infiammazioni anche cronici se assunta con regolarità e migliora il tono dell’umore. Questo naturalmente è un riassunto dei riassunti e come abbiamo detto molte proprietà sono ancora oggetto di ricerche e potrebbero venirne fuori delle altre.



Purtroppo la canapa è ancora un prodotto borderline - ci dice Matteo - “ma le sue applicazioni sono infinite e spero che la situazione si definisca chiaramente una volta per tutte. Siamo in tanti a crederci”.

La sua passione lo ha spinto anche a sperimentazioni diverse, come ad esempio quelle culinarie. Sul suo sito troviamo un’intera sezione di ricette realizzate con questa pianta, tra cui il “latte di canapa”, un concentrato di proteine, aminoacidi essenziali e tantissime vitamine come A-D-C-E e diverse del gruppo B, ottime per il sistema nervoso. Basterà prendere 200 gr di semi di canapa, frullarli con 100 ml d’acqua fino a che non risulteranno perfettamente tritati e aggiungere altri 100 ml d’acqua mescolando bene. La quantità di liquidi dipenderà dal grado di densità che vorrete ottenere. A questo punto filtrate il tutto con un colino a maglie stette e conservate in una bottiglia di vetro ben chiusa e in frigorifero per un paio di giorni. Con questa base potrete anche ottenere pancake di canapa, crema pasticcera di canapa e qualunque preparazione a base di latte. Con i fiori di questa tisana si possono aromatizzare torte o biscotti o se vi piace davvero il suo sapore potete farla bollire qualche minuto nel latte “normale” che grazie ai suoi grassi estrarrà tutti i principi attivi e vi regalerà una bevanda rilassante dal gusto ricco e intenso. Forse dovrete dolcificarla leggermente con della polvere di stevia o del miele, a gusto personale.





Come avrete intuito dai nutrienti contenuti nel latte di canapa, i suoi semi sono ormai considerati all’unanimità un superfood, talmente pieni di nutrienti da sfamare e nutrire adeguatamente milioni di persone. Ma non riusciamo a trattare ogni singola voce in questa sede per ovvie ragioni di spazio. Ci limiteremo a dire che tra le applicazioni più importanti e pericolose di questa pianta c’è la produzione di un biodiesel derivato da una seconda e una terza spremitura dei semi: la prima, fatta a freddo, si usa per produrre un olio destinato ad uso alimentare e che racchiude tutte le proprietà di cui sopra. Le estrazioni successive effettuate a caldo distruggono i nutrienti ancora presenti ma regalano un combustibile eccezionale; del resto, a chi interessa che un combustibile per auto mantenga inalterate le vitamine?

In tutto questo spazio sono riuscita solo a fare una panoramica generale, ma spero che ora sia davvero chiara la pericolosità di questa pianta.

Un Paese pieno di colture di canapa utilizzate a pieno regime e in tutte le sue applicazioni manderebbe fallite le imprese di mezzo mondo, con incredibili vantaggi per la salute, per l’ambiente e per le tasche della massa dei consumatori.

E questo naturalmente non è accettabile.

Un ambiente ecologicamente sano è gratis mentre l’inquinamento mette in moto una gran quantità di denaro.

Quale mai potrà essere la scelta più saggia?

Non stupiamoci se si continuerà a contrastare in ogni modo il ritorno di questa pianta. Le scuse potrebbero essere tante.

La versione ricca di THC resta proibita perché provoca euforia e sballo?

Mettete fuori legge gli alcolici e anche la colla, a questo punto.

La combustione è dannosa per chi la fuma?

Ritirate dal mercato anche le sigarette se davvero siete così preoccupati per la nostra salute.

L’abuso può provocare danni?

In caso di abuso ognuno si prende i propri rischi soggettivi: qualunque cosa se portata agli estremi non produce quasi mai effetti positivi. La lattuga è una verdura e quindi per definizione “fa bene” ma forse non tutti sanno che non è proprio il massimo della digeribilità e che se la si consuma in eccesso può causare dei fastidiosi mal di pancia. Il latte è ricco di tanti elementi “buoni” ma se si esagera una bella diarrea non ce la leva nessuno. Anche un abuso di lasagne può avere delle conseguenze, insomma il concetto è chiaro.

Ma forse non per tutti, soprattutto per chi rischia di perdere i propri guadagni. E fa letteralmente “orecchie da mercante”.

venerdì 15 giugno 2018

Il cetriolo e l'ortolano



Non c’è bisogno di scendere in dettagli, conosciamo tutti il famoso detto che si adatta perfettamente alla situazione attuale dell’Italia: siamo noi cittadini i moderni ortolani e ci rendiamo perfettamente conto che i cetrioli sono in continuo aumento. Fermiamoci qui, oggi parliamo dei cetrioli reali, non che gli altri non lo siano, ma ci concentreremo su quelli che portiamo in tavola di questi tempi. 

 

Quando andiamo dall’ortolano, quello vero stavolta, troviamo sempre i cetrioli sistemati sul banco insieme ad altre verdure; infatti vengono venduti come tali perché quasi tutti siamo abituati a fare a fettine un cetriolo e unirlo a un’insalata di lattuga e pomodori. In realtà invece il cetriolo non è un ortaggio ma un frutto e per amore di chiarezza lo è anche il pomodoro: rimarreste stupiti da quanta “frutta” scambiamo per ortaggi. La regola generale è che se nasce dalle foglie, da un fusto o da una radice è una verdura, mentre un frutto nasce invece dal fiore di una pianta dopo essere stato impollinato; inoltre la frutta, al contrario della verdura, contiene dei semi. Quindi anche le melanzane, i peperoni e la zucca sono dei frutti; ci sono alcune eccezioni come ad esempio le fragole che non risultano né dei frutti né delle verdure, sono solo una porzione ingrossata dell’infiorescenza ma con le caratteristiche nutrizionali di un frutto.
Insomma, al di là delle classificazioni botaniche, possiamo mangiarci tutto alla fine.

Il cetriolo quindi è un frutto tipicamente estivo particolare apprezzato in genere da chi gradisce il melone e il cocomero, dato che fanno parte della stessa famiglia. Ha un sapore vagamente amarognolo, molto simile a quello percepito quando si addenta la parte bianca del cocomero. Comunque, a prescindere dal gusto personale, sarebbe molto utile mangiare cetrioli in piena estate per diversi motivi. Prima di tutto contiene un’ottima quantità di sali minerali tra cui spiccano il potassio, (che interviene nel metabolismo dei liquidi e tende ad abbassare la pressione sanguigna) e il fosforo (utile per l’attivazione di diverse vitamine, nella regolazione dell’equilibrio acido/basico e per altre mille funzioni). In estate tendiamo a perdere fin troppi liquidi e di conseguenza tanti minerali; un modo piacevole di porre rimedio è quello di tagliare un cetriolo a fettine e di metterlo in una brocca di vetro con l’acqua per avere a portata di mano una gradevole bevanda rinfrescante e dissetante.
Diversi studi hanno confermato la presenza di antiossidanti come tannini, flavonoidi e vitamina C, in grado di combattere l’azione dei radicali liberi e di ritardare quindi l’invecchiamento cellulare.
Il cetriolo possiede anche la preziosa vitamina K, importante per proteggere le ossa, regolare la risposta infiammatoria e i processi di coagulazione del sangue.


Per parlare di un’altra funzione utile del cetriolo andiamo a scomodare per un momento la “dottrina delle signature”, un concetto alchemico divulgato da Philipp Theophrast Bombast von Hohenheim, meglio conosciuto come Paracelso, ma ripreso più volte nel corso dei secoli. Secondo Paracelso, e non solo ormai, noi facciamo parte di un Tutto dove ogni cosa è inestricabilmente legata all’altra; quindi anche le piante porterebbero una sorta di “firma vegetale” che le segnerebbe a seconda del proprio utilizzo, codificata intuitivamente attraverso il simbolismo e le analogie. In una parola, se una pianta somiglia a una parte del corpo o a un organo interno, vuol dire che avrà una qualche utilità proprio su ciò che le è simile. Di esempi pratici ne abbiamo a secchiate.
Il frutto del fico somiglia incredibilmente a una porzione dell’apparato gastrointestinale con tanto di villi intestinali e guarda un po’, il macerato glicemico di ficus carica è indicato per tutti i disturbi che riguardano stomaco, intestino e digestione in generale. Il pomodoro ha quattro “camere” ed è rosso, vi ricorda qualcosa? Ormai sono tanti gli studi che dimostrano una marcata e benefica attività del pomodoro su cuore e circolazione da non lasciare più dubbi. La carota tagliata a fettine è molto simile ad un occhio con pupilla, iride e linee a raggiera molto evidenti: sarà un caso quindi che contenga betacarotene e luteina, due sostanze da sempre deputate al benessere della vista. La noce sembra una fotografia del nostro cervello con tanto di separazione tra le due metà e persino con i due cervelletti? Oggi non è più un mistero che le noci hanno un ragguardevole contenuto di Omega 3 e 6 e altri nutrienti che alimentano le cellule nervose, aiutando a sviluppare i neurotrasmettitori per le funzioni cerebrali. Credo che il concetto sia chiaro.
Ora, non occorre essere dei detective o avere una mente particolarmente brillante per intuire a quale parte del corpo possa riferirsi un’eventuale signatura del cetriolo.
Incredibile ma vero, è proprio così.

Il cetriolo contiene una particolare sostanza chiamata L-citrullina che non è il precursore della stupidità ma un aminoacido precursore del monossido di azoto, una piccola molecola volatile richiesta per un ottimale funzionamento delle tubature erettili. Infatti questa citrullina sembra essere l’unico aminoacido che non venga degradato dal fegato durante la digestione, quindi ha la possibilità di andarsene in giro nella circolazione periferica e di trasformarsi serenamente prima in L-arginina e poi in monossido di azoto, un potente vasodilatatore particolarmente efficace in caso di disfunzioni erettili di origine vascolare.
Superstizioni, leggende o una saggezza così antica che la nostra moderna e limitata capacità di immaginazione non può più neanche concepire? La risposta è dentro di noi... solo che non è sbagliata, come direbbe il buon Corrado Guzzanti, semplicemente non è uguale per tutti.


Lasciamoci alle spalle la citrullina e accenniamo invece ad alcuni dei mille modi in cui possiamo impiegare la polpa del cetriolo a nostro vantaggio in questa estate italiana, anche se negli ultimi anni le estati hanno ben poco di italiano; siamo in molti ormai ad avere la sensazione di vivere giugno, luglio e agosto all’interno di un vulcano attivo.
Digressioni climatiche a parte, avete presente quell’immagine/cliché di una donna con le fettine di cetriolo sugli occhi o sul viso per pubblicizzare una crema o un istituto di bellezza? Anche qui non siamo lontani dalla verità. Il cetriolo infatti, grazie ai suoi antiossidanti, aiuta a combattere le irritazioni anche della pelle; se ne affettate uno e riponete le fettine in frigorifero potrete prelevarne un paio all’occorrenza, applicarle per qualche minuto sugli occhi stanchi e gonfi e ne ricaverete un gran sollievo. Per lenire le scottature solari o bruciature leggere frullate un cetriolo privato della buccia e riducetelo in una purea da applicare sulla parte interessata per almeno 15 minuti. Lo stesso impacco applicato alla radice dei capelli con un lieve massaggio circolare stimolerà la crescita del bulbo pilifero.
Passando alla casa, potrete utilizzare delle fettine di cetriolo per la pulizia dell’acciaio, per lucidare delle scarpe, per non far appannare i vetri e addirittura come lubrificante per le porte che cigolano. Se proprio non avete voglia di mettervi a lucidare l’acciaio o le vostre scarpe, potreste sempre confezionarvi in casa un’ottima e fresca salsa tzatziki a base di cetriolo e yogurt da abbinare a carne, pesce, verdure grigliate o semplicemente per condire un’insalata in modo originale.


Un suggerimento che potrebbe essere particolarmente utile è quello di impiegarlo dopo una serata un po’ troppo allegra con gli amici. Se avete alzato il gomito, mangiatene uno prima di andare a dormire e al mattino sentirete di meno i fastidiosi postumi della sbornia: a quanto sembra, per merito delle vitamine del gruppo B e degli elettroliti contenuti che sono in grado di ristabilire velocemente un buon equilibrio dell’organismo.

Tra i modi di dire inglesi ce n’è uno che recita “as cool as a cocumber” che significa letteralmente “essere fresco come un cetriolo”; per gli inglesi indica una persona molto calma e composta, senza alcun segno di stress. Sarà il solito caso che le vitamine B sopra citate che contiene ne fanno anche un ottimo rimedio per combattere lo stress e distendere il sistema nervoso.

Un piccolo accorgimento per sceglierli dall’ortolano, sempre quello vero con la bancarella, è di preferire quelli con una bella buccia verde senza striature chiare che presentano un aspetto sodo e compatto.

Curiosamente l’Italia, nonostante sia piena di cetrioli virtuali volanti, non è tra i primi produttori del frutto effettivo ed è anche agli ultimi posti come consumo. I misteri della vita.