mercoledì 25 maggio 2016

Calmati... ovvero, camomillati

Restiamo in aria pseudo primaverile e parliamo di un altro regalo di questa timida e colorata stagione.
Eravamo abituati a vederne i prati pieni, collinette colorate di un soffice bianco e giallo e con un profumo che stordiva gli angioletti (in senso buono, ovviamente!).
Parlo al passato perché ora restano poche tracce di camomilla, o almeno di quella selvatica che naturalmente è la migliore. Ogni maggio è ormai listato a lutto dalla scomparsa di questo indispensabile fiore.
Adoro la camomilla e mi piace parlarne. Ma prima un piccolo consiglio, anzi un monito :)



Non fatevi sfuggire questo periodo! Le piante aromatiche e medicinali sono al top da adesso fino a settembre. I primi di maggio sono stata costretta a tagliare un mega cespuglione di melissa che stava uccidendo la maggiorana e soffocando l'origano. E' già il secondo anno che la melissa la fa da padrona. Prima c'era stata l'invasione spontanea della menta piperita e l'anno ancora prima è stato il turno della salvia.
Insomma, dipenderà dal delicato equilibrio di condizioni climatiche, acqua, cure ricevute e non so che altro, ma ogni anno c'è una pianta officinale che primeggia sulle altre con un'abbondanza di produzione preoccupante. Preoccupante solo perché ce ne è talmente tanta che non sappiamo più come riciclarla e l'idea di gettare via preziose foglioline ricche di principi attivi utili e profumati, fa semplicemente rabbrividire.
Niente paura, non se ne parla proprio.
Tagliate senza pietà il cespuglio killer della officinale di turno che sta invadendo il vostro giardino, tanto tra poche settimane sarà cresciuto di nuovo più di prima. Lavate velocemente le foglie sotto l'acqua (se è del giardino di casa quindi senza pesticidi o simili, al massimo saranno irrorate da pipì di gattacci… affettuosamente parlando!) e dategli un'asciugata leggera, senza strofinare troppo le foglie. L'ideale sarebbe scuoterle per togliere l’acqua in eccesso e poi metterle su un panno ad asciugare girandole di tanto in tanto. Una volta asciutte, mettetele in alto a testa in giù ad essiccare. Senza troppe storie, io ho usato lo stendino della mia cucina a legna ma vanno bene anche delle comunissime corde per i panni o potete metterle sulla retina di un setaccio avendo cura che ci sia ventilazione anche sotto.
Insomma, nel giro di una settimana ho accumulato due barattoli giganti colmi di melissa secca che profumerà le mie lunghe giornate invernali, quando il giardino sarà vuoto, brullo e gelido e io mi preparerò una tazza fumante di questo prezioso regolatore del buon umore con ottime proprietà antivirali, guarda caso, utilissime in inverno.
Naturalmente da qui fino a settembre rischio di riempire altri 6 barattoli, ma non sarà un problema.
Si possono sempre inondare le case di amici e parenti o farne dei cuscinetti profumati per l’armadio :)
Se non avete voglia di essiccarla tutta, provate a tritarne qualche foglia fresca sulle fragole tagliate a pezzi, o a preparare, gelati, sorbetti e geli.
Per tutte le altre aromatiche medicinali (timo, rosmarino, salvia…) anche se non producono in eccesso, da qui a settembre almeno un paio di raccolti ci scappano. Dopo, anche se continueranno a sopravvivere durante l’inverno, i loro oli essenziali saranno decisamente più poveri… per poi riprendere a formarsi in primavera e così da capo. Quindi approfittiamone finché è il loro tempo balsamico.
Ma torniamo alla nostra camomilla.



E' un fiore antico, nel senso che le sue proprietà erano note già ai tempi di Galeno; infatti fu lui ad utilizzarla contro le emicranie e le nevralgie. La usò anche contro le coliche e le affezioni del fegato. E’ un calmante nel senso più ampio del termine: va dal conciliare il sonno alla sua azione sui crampi allo stomaco e sui disturbi gastrici in generale. Se aggiungiamo anche la classica tazza di camomilla che calma i dolori mestruali, usanza presente in tutta Italia, si delinea il quadro di questo indispensabile fiore: la sua marcata attività sul sistema digestivo e sul ciclo mensile. Il nome botanico, Matricaria deriva infatti dal latino matrix, cioè utero.
La camomilla è sia un aperitivo, in grado cioè di stimolare il senso di fame, sia di alleviare le conseguenze dell’eccesso del senso di fame :) I mal di testa sui quali agisce meglio sono infatti quelli provocati dalle cattive digestioni.
Resta comunque un rimedio principe per le emicranie di qualunque origine, sia che provengano da un inizio di rinite o da un ciclo mestruale difficile, o ancora da nevralgie. Sul sistema nervoso è veramente una bomba, è in grado di “camomillarlo” senza pietà :)

Un po' dappertutto si legge che la camomilla è un “blando” analgesico.
Ho avuto modo di sperimentare il suo effetto più volte, sulla mia pelle e su quella di amici e parenti. L’ho e l’abbiamo trovata tutt’altro che “blanda”.
Forse è una questione di concentrazione di principi attivi, in fondo l’oleolito di camomilla di cui mi servo lo preparo personalmente seguendo più l’istinto che le ricette. Ed è molto concentrato.
O forse anche la provenienza della materia prima potrebbe essere importante: se arriva dalle bustine del supermercato, sarà diversa dalla camomilla colta a mano in campi il più lontani possibile dal passaggio dalle macchine o da inquinanti in generale. Saranno questi i motivi, visto che con questo fiore abbiamo risolto problematiche davvero importanti, tanto che in casa il mio olio di camomilla non manca mai.



La mia mamma ha sempre sofferto di forti mal di testa, tanto da doversi chiudere al buio per diverse ore con il farmaco di turno. Negli anni ‘80 andava di moda prescrivere la Novalgina e lei ne ha fatto un uso smodato nel tentativo di arginare i dolori di quelle emicranie che ricorrevano almeno tre volte la settimana. Anni fa, durante uno di quegli episodi, dopo diverse ore di nausea e una puntura di Voltaren che non aveva prodotto alcun risultato, ho provato a massaggiarle la testa con una piccola quantità di quell’oleolito che avevo fatto quasi per gioco e senza nessuna pretesa di avere un qualche effetto su quei dolori lancinanti. Volevo solo rilassarle un po’ i muscoli.
Immaginate la mia sorpresa quando dopo già qualche minuto ho visto distendersi i lineamenti del suo viso, contratti da ore in smorfie doloranti. Dopo ancora qualche altro minuto di massaggio sul cuoio capelluto, dormiva profondamente. Al risveglio non aveva più nulla… tranne la testa imbrattata di olio :) Un piccolo inconveniente di fronte a risultati che all’epoca ci hanno lasciati a bocca aperta. La camomilla era arrivata senza sforzo dove il Voltaren aveva fallito.
Ma non era “blanda”?

Questo l’episodio più eclatante. Poi ci sono decine di contratture muscolari, grandi e piccole, che ora sono solo un ricordo; anche massaggiato sulla pancia lenisce i dolori mestruali, aiuta a prendere sonno e una mia amica lo usa come antidepressivo di emergenza, mettendone qualche goccia sui polsi, strofinando e inspirando. Insomma, ognuna delle persone cui l’ho dato ne ha personalizzato l’uso, dandomi anche un sacco di dritte!
Un altro episodio che la prima volta ci ha sorpreso non poco è di come siamo caduti addormentati in pieno pomeriggio, seduti davanti a un tavolo, mentre pulivano l’enorme quantità di camomilla che occorreva per l’olio. Solo i vapori di quel mare di fiori appena colti ci ha rilassati fino al sonno!
La saggezza popolare di chi conosce profondamente le piante, consiglia di camminare a piedi nudi in un campo di camomilla per far svanire stress e tensioni.
Quanto è vero :)



I principali tipi di camomilla sono due: la matricaria e la romana, l’anthemis nobilis. Personalmente preferisco la matricaria, selvatica e super aromatica, anche se più piccola e più rara.
Comunque se trovate un campo di camomilla di qualunque tipo, trattatelo come un tesoro.

Il suo uso esterno riguarda principalmente le infiammazioni di tutti i tipi, dalla pelle agli occhi. Sono famosi gli impacchi di infuso di camomilla per la congiuntivite, blefarite o semplicemente per gli occhi stanchi e arrossati. La sua azione decongestionante e antinfiammatoria la rende utile anche per sciacqui gengivali e impacchi lenitivi per le emorroidi.
Inutile menzionare anche l’effetto schiarente sui capelli, famosissimo, che tra l’altro funziona meglio se aggiungete un limone a pezzi, compresa la buccia.
Per le dermatosi umide meglio utilizzare anche qui compresse di garza imbevute di infuso: l’oleolito potrebbe peggiorare la situazione per la sua componente grassa. Invece è ottimo per pelli secche, screpolate, danneggiate e affette da couperose.
Per rispetto nei confronti di chi mi legge non accennerò neanche al suo meraviglioso olio essenziale: avreste ancora 10 pagine davanti :) Meglio rimandare a un successivo approfondimento esclusivamente di aromaterapia.

Anticamente la camomilla selvatica era utilizzata contro le febbri intermittenti, come antidoto alle coliche e come sedativo per gli isterici. Ottima anche nei raffreddori e nelle congestioni. Alcuni medici consideravano la camomilla non propriamente come un rimedio per l’influenza, ma notavano come nelle case dove se ne faceva un uso preventivo, queste poi non venivano colpite dal contagio. Oggi possiamo spiegarlo con la sua azione batteriostatica, ovvero che non uccide il microrganismo (come farebbe un battericida) ma ne limita o ne inibisce la proliferazione.

Parlando di simbolismo, ho trovato su alcuni testi che la camomilla ha ispirato il significato di "Forza nelle avversità": sarà per il suo effetto calmante e antidepressivo, oppure perché i giardinieri sono soliti sistemarla in cespi accanto alle piante più deboli e sofferenti per aiutarle a riprendersi. Ottenuto lo scopo, la camomilla viene tolta per dare modo alle piantine non più deboli di cavarsela con le loro risorse. 

Studi recenti le attribuiscono anche un effetto ipoglicemizzante, per cui risulta ottima per i diabetici.
Per quanto riguarda le controindicazioni non ce ne sono molte, se non che appartenendo alla famiglia delle Asteracee, può provocare delle reazioni allergiche, ma non è un effetto comune.
Medici esperti di erboristeria raccomandano di non prenderla insieme a dei sonniferi altrimenti potrebbe potenziarne l’effetto: questa più che una controindicazione è semplice buonsenso :)
Infine, per il suo contenuto di cumarina potrebbe potenziare gli effetti degli anticoagulanti e degli antiaggreganti piastrinici. Quindi occhio se assumete farmaci per fluidificare il sangue… ma per un qualche effetto collaterale degno di nota, dovreste assumere litri di camomilla :)
Una tazza calda è un gesto antico che si tramanda da generazioni, magari utilizzate solo la precauzione di non lasciarla in infusione più di 5 minuti: superato questo tempo, a parecchi fa l’effetto contrario: sveglia invece che assopire!



Ci sarebbe ancora molto da dire, specialmente parlando dell’effetto che ha la camomilla sulla psiche; qualcosa potete trovarlo in gelo di mezzanotte dove, oltre a una preparazione assolutamente originale e sfiziosissima, si parla anche di questo.

Per preparare un buon vino medicinale, digestivo e buono per le dispepsie in generale, oltre che per calmare i nervi, si prende 1 litro di vino appena un poco dolce e ci si mettono a macerare 150 gr di camomilla secca per circa tre settimane. Dopo filtrare e aggiungere 100 ml di acquavite. Aspettare ancora un paio di settimane per utilizzarlo a cucchiai o a bicchierini.

Vi lascio infine con le indicazioni per preparare l’oleolito che mi ha dato così tante soddisfazioni: far essiccare (tanta) camomilla e una volta pronta riempite a ¾ un barattolo di vetro chiaro (dimensioni a scelta), poi coprite il tutto con olio extra di buona qualità e mettete al sole per 15-20 giorni, avendo cura di agitare una volta al giorno e ritirarlo in casa appena scende la notte. Trascorso questo tempo, filtrate con l’aiuto di una tela di cotone a trama fitta, strizzate bene e nello stesso olio aggiungete fiori nuovi, sempre essiccati e sempre in barattolo. Ripetere il procedimento dei 15-20 giorni. Io lo ripeto almeno 3 o 4 volte, contrariamente a quanto suggeriscono la maggior parte delle ricette, che prevedono un solo passaggio. Dopo averlo filtrato l'ultima volta, conservare in bottiglie di vetro scuro e al riparo dalla luce. E’ talmente concentrato che dovrete usarlo a gocce.

Spero di esservi stata utile, quando qualcosa funziona è sacrosanto condividere.

Un saluto a tutti








giovedì 12 maggio 2016

Non gettate l'ortica alle ortiche

Quasi tutti conoscono e apprezzano questa pianta.
In realtà il tempo delle ortiche sarebbe cominciato all'inizio della primavera...se ne avessimo avuta una. L'estate 2015/2016 ha conosciuto qualche lieve battuta di arresto ed è finalmente finita qualche settimana fa, ma non disperiamo: la nuova estate 2016/2017 è già alle porte e probabilmente pronta a ripartire già dalla prossima settimana. Chissà se e quando finirà. Forse il grill resterà acceso 12 mesi l'anno.

Considerazioni disperate a parte, il periodo di raccolta dell'ortica può durare anche fino ad agosto e oltre se si ha cura di staccare esclusivamente le sommità fiorite e le foglie, senza però toccare la parte legnosa. La piantina continuerà a ricrescere per tutta la stagione dandoci l'opportunità di approfittarne ed eventualmente essiccarla per poterla utilizzare nelle preparazioni più svariate. Per uso erboristico sarebbe meglio cogliere le foglie entro giugno, prima della fioritura, mentre in cucina possiamo spadellarle per tutta l'estate e anche oltre. Una delle piante più versatili mai conosciute. E anche parecchio aggressiva, all'apparenza.


Le sue armi sono quei peli fitti e sottili dalla forma tubolare che ricoprono le foglie e che sono composti da acido silicico. Se disgraziatamente toccati, si spezzano facilmente come un ago di vetro e iniettano acido formico e istamina al malcapitato di turno. L'effetto in genere è molto irritante, praticamente come una piccola ustione. La zona diventa velocemente rossa e si formano delle piccole vesciche che però tendono ad assorbirsi altrettanto rapidamente. Per lenire il bruciore si può applicare del gel di aloe o una goccia di olio essenziale di lavanda (pura o mischiata al gel di aloe stesso). Infatti, il nome Ortica deriverebbe dal latino urere, cioè bruciare. Ma una volta seccata, spadellata o bollita i suoi aculei vetrificati diventano innocui.
In un trattato erboristico del 1940, un medico definì l'ortica come "un uomo burbero ma di molto buon cuore".
Una piccola ulteriore precauzione: prima di essiccarla, sarebbe meglio stenderla su un telo e privarla dei suoi sicuramente numerosi amichetti che abitano le sue foglie: sarà agguerrita con chi cerca di coglierla ma è sicuramente molto ospitale con insetti come formiche, mosche di varie dimensioni e altro. Infatti pare abbia un ottimo rapporto con il mondo animale: il suo apparato radicale "lavora" il terreno e lo rende appetibile, scuro e ricco di humus, attirando altri animaletti sottoterra, viscidi ma indispensabili: i lombrichi. Insomma, coglietela e dategli una bella ripulita, sotto e sopra :)
Per finire, non è che sia propriamente invitante neanche alla vista: le foglie sono dentellate e verde scuro, le infiorescenze non sono particolarmente belle e neanche profumate. Una piantina sostanzialmente anonima, di quelle che non esiteremmo ad estirpare o a tranciare di netto catalogandola come "erbaccia".
Sono sempre le migliori. Non ho nulla contro i fiori coltivati, blasonati e super appariscenti, ma spesso sono solo ornamentali. I fiori di campo spontanei invece celano una dispensa e una farmacia, oltre ad essere un regalo che gli occhi non si stancano mai di guardare. I prati di maggio sono rossi di papaveri, gialli di tarassaco, indaco di borragine e celesti di cicoria, tanto per dirne alcune. E ognuna di queste piante merita un trattato a sé. Glielo dedicheremo senz'altro.

Tornando all'erbaccia di oggi, punge e come se non bastasse predilige luoghi incolti e abbandonati per crescere, tanto da incoraggiare detti come “ci crescono le ortiche”; per i religiosi che rinunciavano alla fede si diceva “hanno gettato il saio alle ortiche”, nel senso che lo hanno abbandonato fuori mano. Di una persona si dice che “punge come l'ortica”. Persino alcune meduse sono state chiamate “ortiche di mare”. Non poteva avere una buona fama.
Tra i luoghi incolti e abbandonati di cui sopra, l'ortica predilige i letamai, rotaie di treni in disuso e reti metalliche: è attratta dal ferro e dai metalli in generale e anche da luoghi in cui si accumula dell'azoto. Poi li restituisce in forma assimilabile: l'ortica infatti è considerata una delle migliori piante remineralizzanti in circolazione, quindi ottima per chiunque abbia bisogno di fare il pieno di ferro, zolfo, calcio e potassio.
Inutile ricordare che per letamaio si intende anche uno scarico fognario, quindi sarebbe buona regola fare attenzione a dove si coglie l'ortica destinata ad uso erboristico o alimentare. O a qualunque altro uso umano. Fogne a parte, occorrerebbe evitare i terreni potenzialmente inquinati, ad esempio le aree o ex aree industriali e naturalmente le ortiche che crescono ai margini delle strade trafficate, ben pasciute e ricche di gas di scarico.
Sarà per questo che l'unica pianta che si vede lungo le autostrade italiane è il pericolosissimo e mortale oleandro. Nessuno cadrebbe in tentazione di coglierlo.


L'ortica contiene diverse vitamine, principalmente la A, la C e la K ed è anche una buona fonte di proteine, sia fresca che secca: quando è fresca ne contiene da 6 a 8 g ogni 100 g, essiccata ne contiene da 30 a 35 g (percentuale vicina a quella della soia, uno dei legumi più ricchi di proteine). E' un potente regolarizzante delle funzioni intestinali, in grado di riportare in stato di equilibrio sia in caso di diarrea che di stitichezza.
L'ortica è una delle piante che aiuta a regolarizzare il ciclo mestruale ed è utile anche in menopausa come fonte di calcio. In più, cosa che non guasta in entrambi i casi, è un tonico per il sistema nervoso.
Ha un forte legame con l'elemento sangue nell'uomo: è emostatica, ovvero arresta le emorragie, infatti in caso di sanguinamenti nasali basterà introdurre nella narice un tampone imbevuto di succo di ortica. Funziona anche per le ferite. Ovviamente, in caso abbiate ricevuto un'accettata da un serial killer sarebbe meglio farsi vedere da un medico.
Inoltre le foglie contengono clorofilla in abbondanza, il colorante verde del mondo vegetale, la cui composizione chimica è molto simile a quella dell'emoglobina che tinge di rosso il nostro sangue. Per terminare la panoramica splatter, i preparati a base di ortica favoriscono la produzione di ferritina, la proteina responsabile dell'assorbimento del ferro e stimolano l'assorbimento di altre sostanze fondamentali per il nostro sangue. Utile in caso di anemia o di suzione vampirica :)

Non è un caso che questo vegetale pungente inizi a produrre i suoi principi attivi proprio in primavera: oltre a stimolare il metabolismo, la sua caratteristica principale infatti è quella di attivare nel corpo una potente forma di depurazione dopo i probabili eccessi alimentari invernali. Chi non ha esagerato con fritti bisunti, torte al triplo cioccolato e doppia razione di zucchero nel cappuccino, scagli la prima pietra...:) O forse no. In effetti questo ultimo inverno estivo ha lasciato poco spazio alle calorie alimentari, troppo caldo anche per una cioccolata tiepida davanti a un caminetto spento.
Comunque, eccessi o meno, l'ortica è un ottimo depurativo anche della pelle: eczemi, acne e dermatosi in generale spesso sono il risultato di disordini alimentari o di un malfunzionamento dei meccanismi di eliminazione delle tossine. Se assumete l'infuso prendetene almeno 3 tazze al giorno, di cui la prima al mattino a digiuno. Una tazza al giorno è sempre meglio che niente, ma le tisane per funzionare bene hanno bisogno di assunzioni decise. Ha un buon sapore e sarebbe meglio lasciarla al naturale ma se proprio volete dolcificarla, la stevia andrà benissimo.

Gli estratti di ortica, fresca, secca o in tintura madre, hanno inoltre effetti benefici sulle ossa: sono efficaci in patologie come l'artrosi e l'artrite, migliorano la mobilità delle articolazioni e leniscono i dolori dovuti all'infiammazione. Ha effetto diuretico e la sua assunzione rinforza anche unghie e capelli per il contenuto di rame e zinco.

Meno noti sono gli effetti del decotto su tosse e catarro, pare sia un vero toccasana. Un tempo si facevano anche bollire le sue radici nel latte che poi si beveva contro i calcoli biliari, che pare venissero sciolti e "portati fuori dal corpo insieme con altre impurità". In tempi ancora più remoti si decantavano le sue virtù come afrodisiaco, gli scritti di Plinio descrivono come si sfregassero con l'ortica i genitali dei quadrupedi restii ad accoppiarsi. Forse non era esattamente il fuoco della passione quello che provocavano...


Una pratica antica e in uso ancora oggi è quella dell'"urticazione", che consiste nel percuotere la parte malata con un piccolo fascio di ortiche fresche; queste "frustate" che mettono a contatto i peli irritanti dell'ortica con ad esempio un'articolazione infiammata, producono un effetto chiamato "revulsivo", per il quale il sangue viene attratto in superficie decongestionando così i tessuti interni e apportando un deciso sollievo. Ottima pratica per dolori sciatici, reumatici e gottosi. Si utilizzava anche nelle paralisi e nei colpi apoplettici.
L'ho vista fare una volta quando ancora non credevo, anzi quando non avevo proprio la minima idea di cosa fosse la medicina popolare e la saggezza che si portava dietro. Per me era solo un povero cristiano picchiato con una pianta "velenosa" che tutti noi evitavamo come la peste durante le passeggiate nei campi. Il famoso abate Kneipp disse in proposito: "Alla paura della verga insolita succederà grande contentezza che il male sia cessato". Quando il povero cristiano infatti ha detto tra lo stupore generale che si sentiva meglio, la mia mente e credo quella degli altri presenti lo ha accettato così, come se niente fosse, senza porsi domande e senza pensare allo scetticismo di pochi minuti prima. Ho semplicemente archiviato la cosa e pensato subito ad altro. Sono incredibili i meccanismi di rimozione della mente umana davanti a qualcosa che non sa spiegarsi.
Ma in fondo basta un'occhiata ai meccanismi della politica mondiale o più in piccolo, a Montecitorio: nessuno sa realmente cosa facciano e con quale criterio prendano decisioni sulla nostra testa, ma ci va bene così. Abbiamo altro a cui pensare.
Torniamo all'ortica, anche se questo argomento irrita e prude come i suoi peli.

Altri usi esterni della nostra tenera piantina sono legate ai capelli. Le sue virtù astringenti la rendono preziosa per diversi problemi; estratti di ortica in alcol o aceto e il decotto concentrato di radici, sono rimedi ancora oggi in uso e di fama comprovata contro la caduta, la forfora e i capelli grassi e opachi. Una lozione utile si prepara con 60 gr di radice essiccata e 60 gr di origano (sempre secco) messi a macerare per un mese in un litro di acquavite. Trascorso questo tempo, si possono cominciare ad effettuare delle frizioni quotidiane con 10/15 gocce sul cuoio capelluto per contrastare la caduta.
Chi si occupa di agricoltura e giardinaggio con metodi biologici e biodinamici conosce anche troppo bene le qualità dell'ortica. Il suo macerato viene utilizzato in due modi: come concime e come antiparassitario. Per concimare le piante, si prende un Kg di ortica (tutta la pianta: steli, foglie e radici) e la si ricopre con circa 10 litri di acqua; si mette una rete a protezione e si lascia macerare per 10 giorni, avendo cura di mescolare una volta al giorno. Trascorso questo tempo, si filtra e si utilizza diluendone un litro in 10 litri di acqua. Se invece volete utilizzarlo per eliminare gli afidi, non occorre aspettare i 10 giorni, ma 24 o al massimo 36 ore per lasciare intatto l'acido formico dei peli che provvederà ad allontanare gli afidi; in questo caso ne occorrerà un litro diluito in 5 litri di acqua da spruzzare più volte sulle piante colpite.

Per quanto riguarda i suoi usi in cucina non c'è che da guardarsi intorno. Cresce praticamente ovunque e ogni regione d'Italia la impiega a modo suo. Era utilizzata soprattutto nella cucina povera per insaporire frittate e minestroni, in maremma ci si prepara uno squisito risotto, ma la si può adoperare anche come ripieno per pasta fresca insieme a patate lesse o ricotta, nell'impasto degli gnocchi o delle fettuccine; le sue foglie sbollentate si potrebbero utilizzare al posto delle foglie di verza e riempirle come involtini di qualunque cosa. Ci si può aromatizzare anche il pane. La lista potrebbe continuare all'infinito, basta assaggiarla, farsi ispirare e lasciare la fantasia a briglia sciolta. Ha un sapore sorprendentemente dolce e denso di sfumature che arricchirebbero qualsiasi piatto. Infinitamente più saporita degli spinaci. Personalmente alla lessatura preferisco le cotture veloci che non privano quasi di nulla. Se la cuociamo direttamente in padella tutti suoi nutrienti passeranno direttamente nel piatto. Se la lessiamo, dovremmo bere soprattutto l'acqua di cottura, perché sarà tutto lì dentro quello che ci serve.


Non lascia a bocca asciutta neanche gli animali: la polvere di ortica viene infatti mescolata ai mangimi per le galline per renderne più sana e completa la dieta.

Come se non bastasse, molto prima del cotone e del lino, la fibra di ortica veniva utilizzata per produrre una tela verde praticamente indistruttibile. Fino agli anni settanta/ottanta era molto usata in Trentino e in Veneto, anche se realizzarla è molto impegnativo: da cinque chili di ortica fresca si ottengono appena 20 grammi di filato. Una maglia di ortica è un capo davvero prezioso: per realizzarla, dalla raccolta delle piante al confezionamento, ci si può impiegare anche un anno e mezzo. Ma il risultato è un capo naturale, anallergico e con una caratteristica particolare: le fibre di ortica possiedono una struttura cava che gli permette di accumulare aria al loro interno creando una sorta di isolamento termico naturale. Inoltre coltivare l'ortica non comporta l'uso di pericolosi agenti chimici: queste piantine sono resistenti alle malattie e alle piante infestanti...essendo loro stesse delle infestanti!
Medicinale, cosmetica, agricola, culinaria e anche indossabile.

Cosa deve fare ancora questa povera ortica? Spazzarci pure i pavimenti?