domenica 30 agosto 2015

Le lacrime di Satana: Habanero & Co

Era un giorno come tanti altri quando quella piantina infernale ha fatto il suo ingresso in casa nostra.
Sembrava innocua e colorata con tutti quei fruttini rosso acceso che gli penzolavano dai rami come tante piccole mele. A ripensarci avevano lo stesso colore e lucentezza delle mele di Biancaneve stregate. Avrei già dovuto notare il segnale di pericolo. Mele insane sul serio ;)
Naturalmente mi avevano avvisata che era un peperoncino. Una varietà "abbastanza" forte di peperoncino, aveva detto l'amico che ha regalato la pianta a Max, il mio compagno . E' stato quell'"abbastanza" a fregarmi.
Sono arrivata a rimpiangere la carezza vellutata del tanto temuto peperoncino calabrese considerato almeno da me (ignorante in materia all'epoca) uno dei più forti. E in effetti è vero, almeno per quanto riguarda la produzione italiana. Adesso lo considero poco più che leggero, mio malgrado.
Premesso che a me piace molto il peperoncino in quantità moderate, ogni tanto e soprattutto quello di piccantezza media. Diciamo "abbastanza" piccante.
Così ho abbassato la guardia e ne ho annusato uno appena spaccato a metà e neanche da troppo vicino, da una quindicina di centimetri di distanza. Va bene la curiosità ma era pur sempre peperoncino e ho cercato di stare attenta. "Senti che odore fruttato stranissimo, come di mango...", mi ha tentata il mio compagno con gli occhi accesi dall'entusiasmo.
Anche lì, secondo segnale di pericolo da me ignorato.
Max adora un po' troppo il peperoncino e per lui non è mai abbastanza. Abbiamo sempre utilizzato quello italiano e dove io ne mettevo la punta di un cucchiaino lui ne aggiungeva un cucchiaio intero. Ma non era mai pienamente soddisfatto.
I suoi occhi verdi che brillavano di contentezza avrebbero dovuto attivarmi più di un campanellino di allarme. Praticamente ne ha staccato uno dalla pianta, lo ha sciacquato velocemente, tagliato a metà e prima che potessi dire "aspetta, forse è il caso di", lo stava già masticando allegramente. Le sue labbra sono diventate scarlatte, ha cominciato a camminare su e giù per la cucina e faceva un rumore strano con la bocca, ma sembrava felice come un bambino a Natale.
In seguito mi ha spiegato che era l'ipersalivazione, uno dei tanti effetti "secondari" che provocano le sostanze estremamente piccanti.
Così ho annusato.
Sono passati due anni ma il ricordo è ancora impresso a ferro e fuoco nei miei ricordi. Letteralmente.
In effetti il mango l'ho sentito. Ho avuto qualche secondo per carpire e persino apprezzare questa intensa combinazione di frutta aspra e zuccherina contemporaneamente. Ho addirittura accennato un sorriso per la sorpresa e il piacere di quell'aroma così connotato e forte che non ti aspetti proprio da un frutto come quello. Perché il peperoncino in realtà non ha un vero e proprio odore, sa un po' di peperone, ma finisce lì. Ho alzato gli occhi e stavo per verbalizzare il mio apprezzamento quando pochi istanti dopo il dolce fruttato è scomparso improvvisamente dalle mie narici sostituito da qualcos'altro. Il tutto è avvenuto in una manciata di secondi ma ho ben distinto ogni fase. E' iniziato con un lieve pizzicore che mi ha fatta sorridere "Ecco, ora comincia a sembrare un peperoncino...ma non sembra niente di che...".
Mentre parlavo il pizzicorino è gradualmente aumentato e contestualmente io ho diminuito il sorriso. Arrivata a un livello medio ho mantenuto un'espressione neutra, della serie "ok, così può andare, ma ora basta".
E invece non si fermava. Mentre aumentava di intensità dapprima lentamente, è passato impercettibilmente dal naso alla gola e finalmente è esploso di botto in tutta la sua cattiveria.
Vi assicuro che anche Satana avrebbe strabuzzato gli occhi.
Sembrava di respirare lava. Ho fatto un salto all'indietro andando a sbattere contro il poveretto che ci aveva regalato la pianta dandogli praticamente una gomitata in faccia. A pensarci bene, avrei anche potuto colpirlo più forte :)

La convivenza con il mostro indiavolato non è stata affatto semplice.
"Tanto se li mangia lui", potreste pensare voi come incautamente ho fatto io all'inizio.
Non  è proprio così.
Anche il nostro gatto è indignato, offeso e oltraggiato quando Max fa la sua annuale pulizia e taglio dei mostri prima di congelarli e scappa in giardino a zampe levate.
Il piccante si diffonde nell'aria appena li tagli come una nube tossica. E questo è solo il minimo danno. La prima volta eravamo ignoranti e non sapevamo che per maneggiare una pianta/tritolo come l'Habanero andavano usati i guanti e magari anche degli occhiali protettivi. L'abbiamo imparato a nostre spese.
Quel primo anno aveva raccolto circa una trentina di frutti e si era armato di un coltello per tagliarli in quattro, eviscerarli dalla placenta e dai semi (le parti più letali, che comunque conserva) e congelarli per averli sempre disponibili tutto l'anno. Senza occhiali e senza guanti. Poi ha ingenuamente sciacquato le mani con la sola acqua del rubinetto e ha toccato qualunque cosa gli capitasse a tiro in cucina e nelle altre stanze della casa prima di renderci conto che qualcosa non andava. Ho aperto il frigo per preparare la cena e poi mi sono tolta un ciuffo di capelli vicino agli occhi. Le urla credo le abbia sentite tutto il vicinato. E non andava via con nessun rimedio, ho versato litri di acqua con sapone e senza, ho provato anche con un batuffolo imbevuto con latte gelido. Niente. Dopo che la sostanza ustionante aveva comodamente fatto il suo corso, lentamente ha smesso. Abbiamo pulito tutto e lui si sarà insaponato le mani dieci volte fino quasi a spellarsele, ma aveva toccato superfici non sospette praticamente in tutta la casa. Il giorno dopo ho scoperto, di nuovo a mie spese, che aveva toccato anche il mio computer. Non ho più mangiato peperoncino (neanche quello semplice) per mesi.  Stendiamo un velo sulla nostra ingenuità.
E questo era l'Habanero red, come abbiamo scoperto in seguito, uno dei più miseri tra gli Habanero, che consta tra i suoi parenti elementi ben più infernali.
Infatti quest'anno Max ha deciso di alzare il tiro e ha comprato una pianta di Habanero chocolate.


Diciamo solo che esiste una scala di piccantezza che porta il nome del suo creatore, il chimico statunitense Scoville, che assegna un valore alla capsaicina (la sostanza che pizzica) contenuta nelle varie specie. Non entriamo troppo nel dettaglio, ma l'Habanero red (il primo che abbiamo avuto) viaggia tra le 150.000 e le 300.000 unità, mentre il nuovo chocolate si attesta sulle 425.000.
Non ho voluto quasi neanche guardarlo da lontano.

Su quasi tutti i testi che ho consultato (e non sono pochi) al peperoncino vengono attribuite proprietà digestive, antisettiche e stimolanti dello stomaco. Parliamo ora di quello medio, senza scomodare le varietà più infernali che sono davvero alla portata di pochi appassionati :)
Appartiene alla famiglia delle Solanacee di cui abbiamo abbondantemente parlato ne "Le mele insane" e quindi va preso un po' con le pinze. Anche in senso letterale.
Contiene degli alcaloidi chiamati capsaicinoidi di cui il più abbondante è la capsaicina, quella di prima utilizzata da Scoville per la sua scala di piccantezza.
Infatti è a causa del suo sapore "aggressivo" che ci priviamo delle sue ingenti quantità di vitamina C (un piccolo peperoncino ne contiene più di una tazza di succo di arancia) e anche delle sue proprietà antiemorragiche: la presenza di vitamina K2 garantisce infatti la chiusura delle ferite in breve tempo unita a un'ottima azione antibatterica. Meglio di così... Brucerà un pochino ma l'effetto cicatrizzante e l'asepsi sono assicurate :)

Le sue proprietà vasodilatatrici e anticolesterolo sono ormai note da tempo, infatti si impiega nella prevenzione e nella cura dell'arteriosclerosi, che in passato veniva chiamata "ruggine delle arterie". Rende l'idea, vero? Anche il peperoncino è una specie di sturalavandini come il limone, solo leggermente più traumatico come sapore ;)
E a proposito di questo, sembra che il peperoncino non sia davvero "caldo". La capsaicina inganna il nostro cervello con un complicato meccanismo di neurotrasmettitori e recettori che non stiamo qui a sviscerare, facendogli credere che ci sia qualcosa di bollente mentre invece non è vero! Ma l'organismo in questo modo può agire come se avesse caldo, ad esempio sudando e di conseguenza abbassando la temperatura corporea.
Sempre la capsaicina fa in modo che le cellule nervose rilascino una molecola che scatena i processi infiammatori e il naso si irriterà un po' e comincerà a colare. C'è chi lo assume per volgere questo meccanismo a proprio vantaggio in caso di congestione nasale.
E' stato utilizzato con successo nella cura dell'alcolismo e nella caduta dei capelli.
Addirittura pare che essendo una Solanacea come la Nicotiana Tabacum, rilasci delle sostanze simili che "accontentano" il fumatore facendogli desiderare meno sigarette e senza i danni della combustione.
La sua azione rubefacente (la capacità di attrarre più sangue negli strati superficiali della pelle permettendo un alleggerimento dell'infiammazione nei tessuti sottostanti) si è dimostrata utile per artriti e reumatismi, esistono infatti numerosi preparati da spalmare a base di capsaicina, a dosi sempre basse per il suo effetto irritante. In cucina non ne parliamo. Viene utilizzato sia nei paesi freddi che in quelli caldi per motivazioni simili e opposte. E' il re delle spezie utilizzate tradizionalmente per conservare le carni e impedire la proliferazione batterica. Inutile menzionare ricette stavolta :)

 

Quasi tutti i medici o forum di medici sconsigliano categoricamente l'uso del peperoncino, anche quello di piccantezza media,  in caso di emorroidi. "Evitare tutti i cibi piccanti", si legge un po' dappertutto.

In realtà la maggioranza dei testi specifici invece ne consiglia vivamente l'uso proprio per le emorroidi.
Il prof Giuseppe Antonelli nel suo "Piante che ridanno la salute" riferisce che già nel 1853 l'Accademia di medicina di Parigi istituì una commissione per verificare le affermazioni di un certo Allègre, un non medico che asseriva appunto di aver guarito numerosi casi di emorroidi solo con il peperoncino.
Alla fine delle sperimentazioni la Commissione prese atto che il pimento solleva e guarisce le emorroidi recenti e fa scemare dolore e volume di quelle antiche.
Poco dopo, un'altra schiera di medici confermò questi risultati.
Sempre in Francia, intorno alla metà del 1800, fu utilizzato con successo contro il colera e veniva somministrato a cucchiai infuso in acqua bollente o in brodo e poi anche per clistere. Possiamo solo immaginare i bruciori infernali al povero lato B, ma dopo qualche ora vomito e diarrea cessavano per incanto. La sua azione pare dipenda dalla regolarizzazione delle funzioni gastro intestinali e della vena porta che toglie la stasi e le perdite sanguigne.

Ci sarebbe ancora una mezza enciclopedia da scrivere su questa piccola e letale solanacea e molti studi devono ancora essere conclusi o approfonditi ulteriormente.
Ci sono le solite incongruenze: c'è chi dice che è benefico e attivo per lo stomaco e chi ti ammonisce a starne alla larga, c'è chi grida al miracolo sulle emorroidi e chi si fa il segno della croce al solo pensiero. Insomma a chi dobbiamo credere?
Al solito, la verità sta nel mezzo.
Il peperoncino ha apparentemente causato problemi digestivi in alcune persone ma li ha attenuati in altre.
In casi di disturbi cronici (reflusso gastroesofageo, colon irritabile..) ammorbidiva i sintomi, ma in casi di occasionale acidità di stomaco li peggiorava. Cronico si, acuto no? Forse.
Alcuni lo adorano, altri lo detestano. Altri, come chi scrive, sono nel limbo della moderazione. Come la maggior parte, credo. E va bene così.

La storia dell'Habanero non è qui per caso. Abbiamo distribuito questi peperoncini a chiunque fosse disposto a provarli e i risultati sono stati variegati ma con qualcosa in comune.
Hanno avuto un effetto benefico su chiunque abbia avuto abbastanza coraggio e amore per questo frutto da provarli.
Max si è liberato da un fastidioso raffreddore che andava avanti da giorni solo con una salsa allo yogurth cui era stato aggiunto l'Habanero.
Qualcun altro ha risolto un doloroso attacco di emorroidi che durava da settimane e un altro ancora ne tratto energia e vitalità inserendolo pian piano nella propria alimentazione.
In pratica se ne senti l'esigenza allora ti serve sicuramente a qualcosa.
Mai stata più convinta della veridicità di questa affermazione come nel caso di una sostanza estrema come l'Habanero. Max e altri hanno trovato la loro medicina in cucina. E' proprio il caso di dirlo.
Spero solo non continui a salire su per la scala di Scoville, perché c'è anche di molto peggio. Sostanze paurose che riducono l'Habanero chocolate a una goccia in mezzo a un mare di piccantezza estrema. Un'onda del mare di Ostia e uno tsunami del Pacifico.
Infatti vorrei salutarvi con un video assurdo in cui dei pazzi addentano un Carolina Reaper. Cos'è?
Dico solo Habanero Chocolate 400.000 unità SHU, Carolina Reaper 2.000.000!!
Non è sottotitolato ma le immagini sono molto eloquenti :)

Un saluto e buona settimana a tutti!


domenica 23 agosto 2015

Essere basici come un limone III, la resurrezione

Ciao a tutti!
Eccomi pronta a mantenere la promessa della volta scorsa. La resurrezione del limone in tutte le salse :)
Dopo tanta fisiologia, acidi, basici e compagnia bella, adesso tocchiamo il polo opposto ed esageriamo sul serio. Oggi, come si dice a Roma, se magna! E non leggero. Per chi non tollera i latticini ci sono ottimi sostitutivi vegetali di vario tipo. Personalmente alla panna di soia preferisco la crema e il latte di riso.

Come abbiamo visto nella parte I, il limone era utilizzato anche per uccidere germi e batteri eventualmente presenti in acque potabili: credo fosse per lo stesso motivo che mio nonno lo spremeva sulle cozze appena staccate dallo scoglio e se le pappava crude così, come se niente fosse.
Ai giorni nostri sappiamo anche che il succo di limone impiega diverse ore a uccidere i batteri. Ma all'epoca era un'altra storia.
Oggi ci faremmo il segno della croce se vedessimo qualcuno mangiare delle cozze crude, a meno che non provengano da scogli certificati e mari biologici. Magari da qualche parte nel nostro bellissimo sud Italia si può ancora fare, ma sul litorale romano Dio ce ne scampi...anzi, nemmeno quelli, figuriamoci le cozze crude!
Sono una specie di "fegato del mare", nel senso che depurano le acque filtrando le impurità. Su wikipedia è riportato che una cozza sarebbe in grado di depurare circa 4 litri d'acqua inquinata l'ora. Proviamo quindi solo a immaginare cosa può contenere una cozza (cruda) oltre a qualche grammo di puro piacere per gli appassionati: si parla di cosette come tifo, paratifo, epatite virale e colera.
Ma restiamo in tema.


Dicono che il limone sia la morte del pesce... e per me è vero, nel senso che l'unico posto dove non lo metterei mai è proprio sul pesce fresco. Chi se ne intende sul serio sa che è una bestemmia irrorare del pur meraviglioso succo di questo agrume il pesce veramente fresco e buono. Poi i gusti personali sono un'altra cosa. Mio padre ad esempio (da non prendere!) affoga nel succo di limone sia i filetti di merluzzo congelato da 4 euro, sia un branzino appena pescato da 40 euro al kg.

Spaghetti al tonno, acciughe, capperi e limone

Se abbiamo solo dell'umile tonno in scatola per farci due spaghettini, si può provare a soffriggere aglio, olio, peperoncino. Aggiungere qualche cappero dissalato e spezzettato grossolanamente e 5/6 olive nere tritate. Dopo aver insaporito per bene unire il tonno, un'acciuga e la scorza finemente grattuggiata  di mezzo limone non trattato. Spegnere dopo un minuto dall'aggiunta degli ultimi 3 ingredienti, versarci dentro gli spaghetti e se piace, cospargere con del pangrattato. Mescolare, impiattare e divorare. Semplici ma di grande effetto. A volte ho aggiunto (prima degli ultimi 3 ingredienti) qualche pomodorino piccadilly spaccato in quattro e fatto leggermente appassire, non proprio cuocere, in modo che rilasci il succo e rinforzi un po' il condimento.
Il problema delle salse in bianco per pasta è sempre la tentazione di aggiungere più olio, a meno che non ci sia della panna o simili.

E a proposito di panna, per i più temerari proporrei un paio di ricette di mio padre, una personalità dai sapori forti, fritti, unti e iperconditi. A volte lo guardo scuotendo la testa dall'alto (o dal basso) della mia ciotola di insalatina semiscondita, altre volte condivido con lui senza ritegno porzioni da camionista delle cose più succulente che prepara.
Sicuramente soffro di una qualche forma di schizofrenia culinaria, ma il settimo giorno anche Dio si è permesso un po' di tregua:) e la salute è fatta anche di concessioni straordinarie.
Queste due ricette sono tra le più buone che mette in tavola. Non le descrivo nei minimi dettagli perché chi ama davvero la cucina sa come muoversi, improvvisare e meglio ancora, personalizzare. E anche perché altrimenti mi occuperebbero tutto il post ;)

Tagliolini con crema di latte al limone e pepe nero

Per 4 persone occorrono più o meno 4 etti di tagliolini all'uovo (meglio se fatti in casa, naturalmente), 250 ml di crema di latte fresca, burro, succo e buccia di un limone, sale, pepe nero e a scelta, del parmigiano.
In una padella abbastanza larga da contenere poi la pasta sciogliete una quantità a piacere di burro. Lui abbonda mentre io cerco sempre di dimezzare e risolvere con un po' di latte in più. La spuntiamo a turno. Aggiungere la panna, il succo e la scorza tritata del limone, sale, pepe nero come se piovesse e parmigiano a piacere. Cuocere i tagliolini, tuffarli nella salsa e mescolare bene. Anche qui stesso discorso, se per alcuni la panna sembra poca, allora aggiungete del latte. O doppia dose di panna, fate voi :)
Mangiati una volta ogni tanto non hanno mai ucciso nessuno.

Questi altri invece è riuscito a propinarceli nell'unico intermezzo fresco di questa estate al microonde. La ricetta originale l'ha presa da giallozafferano e ha apportato le sue modifiche personali.
Vi avverto, anche questi fanno caldo solo a sentirli nominare. Conservate questo post per il mese prossimo, perché pare che l'africano stia premendo per rientrare in Italia. In senso climatico, ovviamente.
Per l'altro discorso dovremmo mettere sul banco degli imputati le classi governative della grande Europa e chiedere conto di cosa diavolo stia succedendo davvero, invece di fare il loro gioco e scatenare una guerra tra poveri.
Torniamo al limone e a mio padre, che è meglio. Se ci levano pure l'appetito è la fine.

Ravioli di salmone e gamberi profumati al limone con salsa rosa al timo

150 gr di gamberetti, 150 gr di filetto di salmone, 250 gr di ricotta di bufala, 1 limone, poco brandy, timo fresco, 250 ml di crema di latte, 100 ml di salsa di pomodoro, sale e pepe.
Tritare con la mezzaluna i gamberi e il filetto di salmone e metterli a rosolare in padella con olio e aglio. Sfumare con del brandy e far evaporare. Aggiungere sale e abbondante pepe nero e appena spento il fuoco (devono cuocere pochissimo) unire la buccia di limone finemente tritata. Una volta freddato il composto aggiungere la ricotta e mescolare bene. Riempire i ravioli e a parte preparate il condimento con aglio, olio, timo e pomodoro e fate cuocere. In ultimo aggiungete la crema di latte, scolate i ravioli e conditeli con questa salsa.
I ravioli li ha preparati lui ma devo ammettere che, ahimé, la foto è la mia.


Se ci fosse la sacra triade di Masterchef, probabilmente Barbieri o Cracco mi denuncerebbero ai carabinieri per l'impiattamento horror. Ho cercato anche di far colare artisticamente la salsa ai bordi del piatto ma tempo di prendere la macchina fotografica ed è diventato così. Direbbero che ho sparato ai ravioli prima di metterli nel piatto e che sono riuscita nell'impossibile: rendere veramente brutto qualcosa di squisito.
Perché sicuramente, almeno di sapore, li apprezzerebbero :)

Crema di limone

In un barattolo di vetro a chiusura ermetica, far macerare mezzo litro di alcol a 95° con la buccia di tre limoni (solo la parte gialla altrimenti prenderà un che di amarognolo) per 8 giorni avendo cura di agitare il barattolo almeno una volta al giorno. Trascorso il tempo dovuto, far sobbollire un litro di latte a lunga conservazione con 800 gr di zucchero e due bustine di vanillina. Appena sciolto lo zucchero spegnete subito e far freddare completamente il composto. Unire l'alcol dopo aver eliminato le bucce, imbottigliate e conservate in freezer. Da consumarsi a bicchierini e non a boccali :) Sentirete che meraviglia. 
Il latte di soia aromatizzato alla vaniglia in questo caso è migliore di quello di riso.

Purtroppo non abbiamo sempre limoni a disposizione, ho scoperto tempo fa a mie spese che l'estate non è proprio la loro stagione preferita per fruttificare. Un buon modo per ovviare alla loro mancanza è di far seccare per bene le bucce di limone in forno e poi le tritarle finemente con il frullatore o altro, così potrete metterle in un barattolo e utilizzarne un pizzico ogni volta che vorrete. Ne ho visto un barattolino in una bottega artigianale e l'ho imitato. Non è la stessa cosa della buccia fresca ma, appunto, una buona imitazione. Ottimo in tutti i tipi di polpette che siano carnivore, pescivore o vegane :)

Come avrete notato ho mantenuto la mia promessa: un post più leggero, niente filosofia, fisiologia o medicine antiche... solo la leggerezza di panna, burro e ravioloni farciti!!
La fregatura c'è sempre ;)

Oggi mi sono fatta prendere la mano dopo un'estate fatta di pranzi a base di cocomero e pesche fredde al limone e che, a quanto pare, non è nemmeno finita. Sembra proprio che la Terra abbia la febbre o che il Creatore si sia dimenticato il forno acceso lassù.
E neanche con il limone abbiamo finito. Per la fame arretrata ho saltato tutta la parte che ha a che fare con l'olio essenziale estratto dalla buccia del limone  dato che finora abbiamo parlato solo delle virtù del succo, che non c'entra niente con l'olio essenziale. Ma non temete, non ne parleremo subito. Fedele alla natura bipolare dei miei post, passeremo dalla freschezza del limone ai bruciori di Satana.
La prossima volta faremo una capatina all'inferno e vedremo se ci sono davvero diavoli e fiamme :)

Un saluto e buona settimana a tutti!



domenica 16 agosto 2015

Essere basici come un limone II, la vendetta

Non è bastato un solo articolo ad esaurire questo argomento e non sono sicura che questa seconda puntata riesca realmente nell'intento.

Lasciamo per un attimo in stand by il nostro limone come frutto e occupiamoci di uno dei suoi aspetti che tornerebbero più utili alla nostra salute: l'ormai famigerato equilibrio acido/basico.
Che cosa è e a cosa serve? E la domanda da un milione di dollari, possiamo influenzarlo in qualche modo mangiando o evitando determinati alimenti?
In tanti ormai dicono che i cibi cosiddetti alcalini siano una bufala.
Cercheremo di essere brevi e concisi per ragioni di spazio e soprattutto di pertinenza. In fondo, questo è uno spazio dedicato al limone, non ad una lezione di fisiologia :)

Innanzi tutto non c'è un solo Ph, ce ne sono diversi e rispondono tutti a sistemi diversi. Quindi, quando parliamo di acidificazione del “sistema” dovremmo specificare a cosa ci riferiamo. Tendenzialmente, ci si riferisce a quello del sangue.

Ora, il Ph del sangue deve avere necessariamente un valore tra 7.35 e 7.55.
Qualcuno dice tra 7.30 e 7.45, ma insomma, ci siamo capiti, il margine è strettissimo e NON PUO' assolutamente variare, né in senso alcalino né in senso acido. Non è che uno è buono e l'altro è cattivo. Il sangue deve semplicemente rispettare questo equilibrio, pena un collasso metabolico.
Se parliamo invece delle urine o del sudore, una variazione nel corso della giornata del Ph anche ad esempio da 7.5 a 6, può essere fisiologica in quanto stiamo comunque parlando di materiali di scarto, non più dentro il sistema ma in via di espulsione, quindi soggetti a naturale acidificazione e degradazione.
Consideriamo anche il Ph dello stomaco, acidissimo, con i suoi valori compresi tra 2 e 3.50, ma è normale, dato che  deve praticamente “fondere” tutto quello che ingurgitiamo con i suoi potenti succhi gastrici e trasformarlo in qualcosa di decente che, alla fine di un lungo processo che non stiamo qui a spiegare, possa essere assorbito dal sangue senza rischi attraverso l'intestino tenue.
Acido si ma non troppo, se i valori dello stomaco scendono sotto il 2 si corrode lo strato mucoso e il tessuto stesso, generando così una dolorosa e pericolosa ulcera gastrica.


Lasciamo perdere gli altri fluidi corporei e consideriamo solo quelli citati.

Da questa breve descrizione si evince come il Ph del sangue sia al di sopra delle immediate dinamiche alimentari.
Altrimenti basterebbero un po' di limone e bicarbonato per alterare quel prezioso equilibrio di cui sopra e trasformarci immediatamente in salme per eccesso di alcalinità, oppure un pomeriggio da McDonald per mandarci direttamente al Creatore per eccesso di acidosi.. cosa questa che nessuno si sente di escludere del tutto:)
Insomma, in effetti il sangue di un essere umano non può essere così sensibile ai cibi, dato che deve rispettare dei parametri abbastanza rigidi da lasciare ben poco spazio alle oscillazioni o, per dirla alla Corrado Guzzanti, “altrimenti lui muore”.

Quando si parla quindi di correggere, almeno parzialmente, il Ph del nostro “sistema” non stiamo certo parlando del sangue.
Quello si autoregola e noi non possiamo alterarlo... almeno nel breve periodo. Se ci impegniamo per una vita intera a mangiare schifezze e ad essere arrabbiati con il mondo, chissà, potremmo anche riuscirci.
E secondo il mio parere non da medico, ma da semplice essere umano, potrebbe essere proprio così. Non sono pochi quelli che affermano che potremmo vivere fino a 120 anni in perfetta salute, qualcuno sostiene anche oltre. Se fosse ancora vivo Matusalemme magari ce lo spiegherebbe lui il suo segreto.
Finalmente ho finito di fare l'avvocato del diavolo :)

Diciamo che c'è un Generale al comando (Ph del sangue) le cui direttive non possono essere discusse ma solo attuate. Un po' più in basso, altri sottoposti con cui invece si può dialogare più democraticamente. E come sappiamo la democrazia è parecchio double face: può essere sia un bene che un male.
Ottima se sappiamo esattamente quello che si può o non si può fare o discernere quello che è giusto da ciò che non lo è, in una parola: autoregolarci.
Non è il massimo se invece siamo completamente allo sbando, nel caso del nostro esempio, se mangiamo tutto il giorno prodotti dolciari industriali, patatine fritte e bibite gassate. Il tutto magari senza mai muoverci dal letto o dal divano. E per finire in bellezza aggiungiamo con un paio di pacchetti di sigarette e una bottiglia di vodka.
In questo caso ben venga un Generale che prenda decisioni indipendentemente dalle nostre scelte stolte, altrimenti questo tizio che ho appena descritto sarebbe morto entro un paio di giorni queste abitudini. Forse anche meno. E ne abbiamo già parlato abbondantemente.
Questo prezioso equilibrio ce lo abbiamo di default fin dalla nascita, quindi anche se esageriamo con i bicarbonati e con i McDonald, il nostro corpo ci bypassa e si autoregola per gli affari suoi.
Ma alla lunga anche i Generali più in gamba non riescono a tenere sotto controllo truppe così indisciplinate.
Infatti, intorno alla mezza età l'equilibrio così faticosamente mantenuto tende a spezzarsi.
Il sangue, per mantenersi entro i suoi rigidi parametri di sopravvivenza, si serve di potenti alleati (oltre a reni e polmoni) chiamati “tamponi basici”, cioè sostanze bicarbonate che aiutano a neutralizzare gli acidi presenti.
Verso la mezza età pare che questi tamponi perdano gradualmente e fisiologicamente di efficacia e allora le sostanze acide cominciano ad accumularsi nel nostro corpo sotto forma di colesterolo, acido grasso, calcoli renali e un'altra miliardata di malattie degenerative. Tra cui il cancro, che sappiamo vivere e formarsi in condizioni di acidosi. Ce ne è per tutti i gusti.
I tamponi basici non funzionano più come dovrebbero e il povero sangue è costretto ad allertare il sistema immunitario, il quale provvede immediatamente al prelievo forzoso (modello Equitalia) dei beni minerali immagazzinati nelle ossa. In questi casi di emergenza il sistema muscolo scheletrico è considerato dal fratello maggiore, il sistema immunitario, una specie di banca presso cui ha un credito con scoperto pressoché illimitato. Calcio, potassio e magnesio vengono tolti dalle ossa e riciclati nel sangue dove occorrono immediatamente per un bene superiore. Questo causerà nel tempo osteoporosi e altre cosette poco gradevoli (la miliardata di malattie di cui sopra) ma di fronte alla minaccia di morte sicura, si sa, alla fine si collabora tutti.
Non corriamo a bere tonnellate di latte perché, per quanto gustoso, pare non abbia del buon calcio biodisponibile per l'organismo, e come ben sappiamo tutti, può creare altri problemi. C'è più calcio assimilabile in una cipolla cruda che in 1 litro di latte.
I farmaci antiacido possono essere un temporaneo sollievo ma lasciano intatti i meccanismi di sovrapproduzione di acidi e non possono sostituirsi agli alcalinizzanti naturali. Che, guarda caso, vengono proprio dagli alimenti.



E questo è lo spazio, più ristretto di quanto si pensava all'inizio, in cui possono operare il limone e simili, ma che comunque non è poco. Le sostanze davvero importanti per il nostro sangue sono quindi i minerali indispensabili per mantenere il suo Ph. Altrimenti se li va a prendere da un'altra parte, come abbiamo visto. Frutta e verdura ne contengono abbondantemente e hanno anche il vantaggio di non produrre ceneri acide alla fine del processo digestivo, al contrario di carni, salumi e latticini. Il nostro limone è di per sé un remineralizzante eccezionale e ha anche il pregio, come abbiamo visto la settimana scorsa, di stappare gli ingorghi e liberare da accumuli di vario genere: grassi, tossine e via dicendo. Ovvero, come ora sappiamo, i famosi depositi di sostanze acide. Sempre la scorsa settimana avevamo parlato della trasformazione dell'acido citrico nello stomaco.

E cosa diventa? Carbonati e bicarbonati, ovvero i famosi minerali alcalini che servono tanto al nostro sangue. Voilà la sua incredibile utilità.
Le critiche maggiori mosse ai cosiddetti cibi alcalinizzanti sono che nello stomaco diventa tutto acido, anche gli alimenti basici. Hanno però dimenticato di dire che questi alimenti ex basici rilasciano quei minerali indispensabili a mantenere l'alcalinità.
Quindi non sono i cibi basici ma i minerali che contengono?
Alla fine è diventata una questione di semantica allora, perché la conclusione è che ciò che mangiamo conta eccome! 

Per finire aggiungo una riflessione personale.
Ciò che magari chiamano “fisiologica perdita dei tamponi basici del sangue”, non potrebbe essere il risultato di una vita di eccessi o carenze in tutti i campi? Alimentare, emotivo, sportivo e qualunque altra cosa influisca sul nostro equilibrio nel senso globale del termine. Materiale e non. E che magari se viviamo felici e sereni, quindi senza aver bisogno di eccessi alimentari o di super droghe per compensare carenze emotivo/affettive, questi tamponi basici non esaurirebbero le loro forze più o meno a metà della nostra potenziale vita.
Di contro, non me ne voglia nessuno, puoi mangiare crudista e vegano tutta la vita, fare la giusta quantità di sport e tutto ciò che prescrivono le attuali regole di salutismo, ma se tutto questo sfocia nella rigidità, nel dogma assoluto e quindi nell'infelicità o nella depressione, varranno le medesime regole che valgono per chi eccede nell'altro senso. Ma questa è solo una mia idea. Che la fisiologia vada a braccetto non solo con la scienza ma anche con la nostra individualità... che da sola potrebbe sovvertire ogni tipo di legge.
Di quantistica in fondo se ne parla già da un po'. Ma questa è un'altra storia.

Non ho mantenuto la promessa. Alla fine è diventato un articolo di fisiologia, ma è servito anche a me perché ho dovuto leggere talmente tante cose per chiarirmi le idee che spero sia stato di una qualche utilità anche a voi. Ho raggiunto il numero massimo di parole con cui ritengo si possa saturare un povero lettore, ma mi sembrava importante fare luce su questo.
Ringrazio la dott.ssa Donatella Aschettino, medico esperto in terapie naturali, il blog di Valdo Vaccaro, Frederic Patenaude di “crudo e salute”, e i miei immortali testi di fisiologia umana.

Purtroppo per voi non è finita. Come per il discorso dei “geli” non c'è due senza tre. Chi mi segue dall'inizio capirà e si rassegnerà all'inevitabile terzo capitolo ;)
Ma stavolta parleremo solo di limone, limonate, polpettine al limone e al massimo di olio essenziale sempre e solo di limone. In tutte le salse. Tanto abbiamo già chiarito i meccanismi fondamentali che sono alla base del suo funzionamento nel nostro corpo... più che abbondantemente, lo so!! E per di più il giorno dopo Ferragosto :)

Alla prossima volta per una ventata di leggerezza e buona settimana a tutti!




Photo credit: edenpictures / Foter / CC BY 

"Hazard C". Con licenza Pubblico dominio tramite Wikimedia Commons

Photo credit: NatalieMaynor / Foter / CC BY

"Acido citrico struttura" di Utente:Paginazero - mio disegno. Con licenza Pubblico dominio tramite Wikipedia - https://it.wikipedia.org/wiki/File:Acido_citrico_struttura.svg

domenica 9 agosto 2015

Essere basici come un limone (parte I)

Secondo voi c'è qualcosa che non torna?
Io invece mi chiedo come mai per questo modo di dire abbiano scelto proprio l'unico agrume in grado di trasformare nel nostro corpo la sua acidità in alcalinità. Semmai potremmo dire “sei acido come un pompelmo”, o un arancio.

In effetti il limone, prima di arrivare nello stomaco, risulta il più acido in assoluto di tutti gli agrumi.
Per questo quando vediamo una persona che non ci piace per niente abbiamo in faccia la classica espressione di chi sembra “che abbia affondato i denti in un limone”.
E' da sempre sinonimo di acidità, sia di gusto che di carattere.


Diffuso da secoli in Palestina e nelle Indie, il limone fu conosciuto in Grecia e poi in Italia solo all'inizio dell'era cristiana. La particolarità di questo grazioso e spinoso alberello è quella di portare contemporaneamente fiori, frutti nascenti verdi e frutti maturi di un bel giallo abbagliante.

La capitale francese del limone è Mentone, perché una leggenda narra che Eva, cacciata dal Paradiso, rubò un limone e con Adamo cercarono un posto che ricordasse loro il Paradiso perduto, finché non videro la baia di Garavan (a Mentone, appunto). Eva posò il limone in terra e disse “Cresci e moltiplicati, o frutto del cielo, in questo giardino degno di te”.
Non so se è stata messa in giro dai francesi stessi, magari per accaparrarsi una fetta di Paradiso :)
Fossi stata Eva, avrei scelto qualcosa come Sorrento o giù di lì ;)

Un'antica leggenda araba narra invece che alcuni malviventi condannati a morire per mezzo di serpenti velenosi, sopravvissero grazie al fatto di aver mangiato molti limoni poco prima dell'esecuzione della pena.
Il Mattioli, nel 1500, lo raccomandava in sciroppo per spegnere i calori della peste e del colera.
Un'usanza funebre tedesca prevedeva di mettere nella mano del defunto un limone puntellato da chiodi di garofano in forma di croce. Pare che questa usanza risalisse ai tempi delle epidemie di peste, infatti il nostro limone era considerato un preventivo delle malattie contagiose.

Il prof. Giuseppe Antonelli pubblicò un interessantissimo libro nel 1941 Piante che ridanno la salute” dove ho trovato diverse informazioni preziose e curiose come, ad esempio, che si utilizzava per sterilizzare le acque potabili quando si temeva potessero contenere i bacilli del tifo: bastava spremerne il succo in poca acqua e aspettare 10/12 minuti e i bacilli morivano. Anche i vibrioni, causa del colera, risultavano morti in circa mezz'ora in una limonata al 6% di acido citrico e il 5% di zucchero.
Il professore riferisce addirittura di due medici che curavano la difterite infantile con succo di limone diluito in un decotto di mucillagini e di un altro medico, affetto da difterite egli stesso, che per 14 ore fece gargarismi con il solo succo di limone, di cui parte ne espelleva attraverso le narici e in parte ne faceva cadere lungo la gola. Era talmente migliorato da considerarsi guarito. Ripropose poi ai suoi pazienti questo metodo e ottenne sempre ottimi risultati.
Il prof. Antonelli ci tiene a precisare di aver riferito questi fatti perché nelle campagne lontane dai centri abitati dove la difterite imperversava senza pietà, era più facile trovare un limone che andare in cerca del siero di Behring (cura della farmacopea ufficiale per la difterite) nelle farmacie. Nei casi urgenti bisognava agire rapidamente e il limone si è dimostrato un ottimo alleato.
Infine egli raccomandava di non sostituire il limone con l'acido citrico della farmacia, perché l'azione di questo frutto non è dovuta al solo acido, ma al fitocomplesso nel suo insieme (e qui l'ho adorato!), quindi a tutti gli altri elementi organici presenti nel nostro utilissimo limone. Come a dire, la natura ha creato un insieme perfetto e se cominci a separare gli elementi non funziona più come prima.

Chiaramente, come avverte il frontespizio del libro, si tratta di nozioni risalenti agli anni '40, quindi da non intendersi come fonte di consigli medici per l'autoprescrizione, sempre meglio consultare un medico, eccetera.

Tornando al limone, ricordiamoci comunque che stiamo parlando di una sostanza inizialmente molto acida.
Infatti per utilizzarlo ad esempio nella bocca (insieme al bicarbonato aiuta a sbiancare i denti e a igienizzare il cavo orale) andrebbe sempre diluito in acqua, possibilmente tiepida, per evitare che l'aggressività iniziale dell'acido citrico a lungo andare corroda lo smalto dei denti.
Va assolutamente diluito in acqua tiepida anche e soprattutto per l'ingestione.
L'acido citrico presente nel limone una volta giunto a destinazione nello stomaco, si ossida e si trasforma in carbonati e bicarbonati di calcio, che aiuterebbero a mantenere l'alcalinità del sistema. Il condizionale per ora è d'obbligo perché c'è in atto una diatriba senza fine sulla quale torneremo la prossima volta. Una pesante divergenza di opinioni non solo tra medici e naturopati, ma anche tra medici e medici!


L''unica vera controindicazione del limone è l'incapacità dell'organismo di metabolizzare correttamente l'acido citrico e trasformarlo nei carbonati e bicarbonati di cui sopra. Questo può avvenire per una forte astenia cronica o per gravi compromissioni dell'apparato digerente di varia natura, come ad esempio una gastrite o un'ulcera peptica. Meglio evitare che dell'acido arrivi nello stomaco e ci resti non essendo in grado di trasformarsi, aggravando una situazione già complicata in partenza. Ma anche qui, i pareri divergono alla grande. Per sicurezza, meglio evitare.

Il limone in sostanza sembra essere una specie di sturalavandini, sblocca gli ingorghi, risolve situazioni di stasi e quindi sembra adatto a tutto ciò che è lento, pesante e obeso; una tipologia “ipo”, per intenderci. Di contro, le persone esili, nervose, super attive e che si affaticano facilmente (tipologia iper) farebbero meglio a scegliersi un altro agrume. O comunque a farne un uso limitato alla sola alimentazione e lasciar perdere le cure intensive.
In parole povere il limone alleggerisce la materia, conferisce un tocco etereo e se sei già fin troppo etereo chiaramente non fa per te.

In generale, anche per chi ne ha bisogno, è meglio evitarne l'abuso. L'abuso trasforma una qualsiasi sostanza curativa in dannosa.
Anche il Prof. Antonelli, di cui sopra, metteva in guardia già negli anni '40 dall'abuso di limone perché produce eccessivo dimagrimento e come l'aceto, distrugge i globuli rossi del sangue producendo anemia con tutte le sue conseguenze. Inoltre, parliamo sempre di abuso, arreca danni più o meno gravi anche ad uno stomaco sano.


All'inizio dei miei studi sulle piante e sulle medicine naturali in generale, c'erano dei paradossi che non riuscivo proprio ad accettare.
Ad esempio, perché si dice che il limone aiuta le digestioni difficili e poi si mettono tra le controindicazioni le compromissioni dell'apparato digerente? Una digestione difficile non è già di per sé una compromissione? Poi lentamente ho cominciato a intravedere una seconda via. Una situazione eccessivamente compromessa non trae alcun beneficio da un'azione, diciamo, troppo “diretta” sulla patologia in sé, meglio lavorare sul terreno intorno, cominciando a migliorare via via le funzionalità collaterali, rinforzando magari qualche organo “amico” di quello eccessivamente danneggiato.
E non ultimo, ovviamente, lavorare sulle emozioni negative che si trovano sempre a monte dello squilibrio.
Questa, naturalmente, è un'idea che mi sono fatta, ma largo al concorso di opinioni. Non c'è quasi nulla di sicuro al mondo. A parte la morte e le tasse, ovvio. 

Mi sembra di aver solo scalfito la superficie dell'argomento, la prossima volta andremo a fondo del meccanismo acido/basico, cercheremo di capire se e come l'alimentazione, in particolare il nostro limone, influisca davvero e ci concentreremo anche su qualche mediricetta succulenta a base dell'acidissimo agrume :)

E comunque sono tantissimi i medici che prescrivono diete per influire sul nostro sistema, più che altro alcalinizzanti dato che ritmi di vita e alimentazioni strane ci spingono inesorabilmente verso l'acidificazione. Anche le emozioni che proviamo, aggiungerei. Già i nostri grovigli individuali sono matasse da sbrogliare in una vita, se basta, in più la situazione socio economica del momento non aiuta certo ad aprirsi a gioia, fiducia, amore, leggerezza e a quant'altro serva a mantenerci sani. Sembra che ansia, paura e rabbia ci facciano compagnia molto più spesso di questi tempi. L'ansia di perdere il lavoro, la paura di non farcela per il futuro e la rabbia di essere costretti a vivere tutto questo sapendo che, oltretutto, in natura le risorse ci sarebbero per tutti. Però qualcuno ha deciso che non è così e che dobbiamo vivere nella paura.
I compromessi che siamo disposti ad accettare per non perdere il lavoro ormai non hanno più limiti. In questo caso il detto “essere spremuti come dei limoni” calza a pennello.
Lasciamo perdere. Altrimenti mi acidifico anche io.
Ci vorrebbe una bella camomilla ora :)


Un saluto e buona settimana, si spera finalmente fresca, a tutti!


Photo credit: Michael Stern / Foter / CC BY-SA 
Photo credit: the great 8 / Foter / CC BY 

domenica 2 agosto 2015

Le mele insane



No, non quelle. Anche se avvelenate un pochino lo sono.

Anni fa parlando di cucina con un'amica di Salerno è venuto fuori che lei era bravissima a cucinare le melenzane alla parmigiana.
Ah, le melanzane”, ho risposto. “Eh si, le melenzane...”, ha ribattuto lei.
In che senso mele? Non ci avevo mai pensato, ma in effetti il nome di questo ortaggio è davvero curioso.
Così ho deciso di dare un'occhiata più attenta alla melanzana che un tempo detestavo con tutta me stessa.
In effetti la famiglia cui appartiene la melanzana è nota per produrre piante e frutti potenzialmente velenosi. Le Solanacee sono conosciute per aver dato i natali a pomodori, peperoni e patate, ma forse è poco noto il fatto che alla stessa famiglia appartengano anche la Belladonna, lo Stramonio e la Mandragora. Piante decisamente tossiche e pericolose. Per non parlare della Nicotiana Tabacum, inutile specificare di cosa si tratta, anche lei una Solanacea doc. Le sigarette che ci fumiamo provengono da questa ambigua famiglia vegetale: In effetti, si sa anche questo, l'alcaloide nicotina è comunque un veleno. Ce ne occuperemo in seguito di queste herbette no :)
Un alcaloide, detto in parole poverissime, è una sostanza organica di origine vegetale dotata di grandi e vari effetti farmacologici anche con l'assunzione di quantità molto ridotte (ad esempio caffeina e morfina). Tra le varie sostanze che compongono un organismo vegetale, l'alcaloide è senza dubbio la più attiva esistente. E questo può essere un bene o un male. Dipende da cosa ne facciamo.
Spero di aver reso l'idea, la definizione esatta sarebbe quella chimico farmacologica ma rischio di far addormentare la maggior parte di voi. Me compresa :)

Quindi, ricapitolando, tutto ciò che appartiene alle Solanacee contiene alcaloidi di vario genere. Lasciando completamente da parte le piante più tossiche e potenzialmente mortali, anche le solanacee commestibili ne contengono uno chiamato solanina che se assunto in quantità ingenti può provocare disturbi di varia natura e persino la morte, in caso di intossicazioni gravi.
Ma dove la troviamo e soprattutto come la evitiamo questa benedetta solanina?
Semplice, è nelle parti verdi e nei frutti non ancora maturi.
Se vedete una patata con delle parti verdi eliminatele accuratamente. Un alone verde sotto la buccia indica che la patata non è matura e che in quel punto vi è un'alta concentrazione di solanina. Prendete un coltello e operate d'urgenza la patata prima di cuocerla :)
In caso fossero germogliate serve invece un intervento più profondo; infatti il germoglio indica che il processo per far crescere la nuova pianta è già stato avviato...e con esso la produzione della nostra solanina. Non è sufficiente staccare i germogli in superficie perché affondano le radici direttamente nel cuore del tubero, quindi bisognerebbe incidere e rimuovere almeno un paio di cm al di sotto. Insomma, se ha un paio di germogli qualcosa si può salvare, se ne è piena meglio buttarla (o piantarla).
Due parole volanti sulla solanacea più utilizzata al mondo: il pomodoro. Preferite sempre quelli rossi ben maturi. La regola generale è che dove c'è verde c'è solanina. Le foglie di pomodoro non venivano mangiate neanche in tempo di guerra perché si sapeva che facevano male.
Magari, prima che questa estate esagerata se ne vada al diavolo, torneremo a parlare del re delle tavole di agosto. Io ci nuoterei nei pomodori!

Solo un altro piccolo accorgimento. Per evitare reazioni di intolleranza alle Solanacee spesso basta rispettare la stagionalità di frutti e verdure, che consente di assumere i prodotti di questa famiglia solo in determinati periodi dell'anno e non sempre. Saggezza della terra. Meglio non contraddirla con prodotti di serra :)
E comunque è buona regola per tutto (ma soprattutto con le solanacee) sospendere per un mesetto dopo due o tre di assunzione regolare. Dà modo all'organismo di riprendersi e abbassa le possibilità di sviluppare reazioni avverse.

Ma torniamo alla nostra mela insana. Definizione da brivido ma all'epoca sembrava appropriata.
Originaria dell'India e diffusa nell'Italia meridionale intorno al 400, all'inizio non godeva di una grande popolarità. Infatti la si credeva tossica fino a produrre la pazzia. Da qui il nome “mela insana”, un frutto insalubre, una mela che rende insani o folli.
Intorno all'anno 1000 il medico arabo Ibn Butlan scrisse che la melanzana generava “melanconici umori” e spingeva alla lussuria più sfrenata. Comunque erano in tanti a credere che provocasse turbe psichiche.
Se non vi piace il nome “mela insana” non so come reagirete al fatto che prima di chiamarsi così, il suo simpatico appellativo era di “petonciana”, forse proprio in virtù del fatto che si credeva provocasse disturbi intestinali accompagnati da meteorismo :)
E visto che non c'è fine al peggio, si diffusero anche voci incontrollate che volevano la melanzana portatrice di cefalee, cancro e addirittura la peste! 

In realtà la nostra Solanum melongena, se ben matura, è innocua anche se consumata cruda.
Anzi, da cruda contiene anche vitamine del gruppo B, vitamina K e C che vengono però inattivate con la cottura. Mantiene comunque e in ogni caso potassio, calcio e magnesio. La melanzana è molto indicata per chi segue delle diete: le fibre di cui è ricca, infatti, aumentano il senso di sazietà impedendo di ingurgitare cibo a oltranza e producono un buon effetto lassativo. Cruda ha pochissime calorie che invece tendono ad aumentare con la cottura.
Il contenuto di potassio assicura anche una buona azione diuretica, infatti quando il potassio scarseggia nell'organismo è sicuro già in partenza che esiste un eccesso di sodio.
Le antocianine (pigmenti responsabili del colore viola) proteggono i vasi sanguigni e sono dei potenti antiossidanti, ovvero si oppongono alla formazione dei radicali liberi, le famigerate molecole che causano l'invecchiamento cellulare.
Una piccola curiosità: pare che le antocianine si formino esclusivamente nelle piante cosiddette “superiori”, ovvero con una struttura più evoluta e differenziata rispetto a quelle “semplici”. Sarà un caso che il colore viola delle antocianine sia lo stesso del centro energetico (o chakra) considerato più evoluto e collegato direttamente alla spiritualità? La solita coincidenza. Ne riparleremo in seguito.
Forse la nostra mela insana ha qualche proprietà nascosta che ancora deve essere scoperta...

In ultimo, ma non meno importante, la sua utilità in caso di diabete. Le fibre di cui è ricca intrappolano i glucidi (zuccheri) e ne impediscono in parte l'assorbimento a livello intestinale.
In realtà questo è il vero motivo per cui ho cominciato a guardare la melanzana con altri occhi.

La mia nonnina ha il diabete e ho sempre piacere di ideare qualche mediricetta particolare per lei.
Va bene rinunciare ai carboidrati, ma è una vera buongustaia da brava pugliese e allora bisogna ingegnarsi un po' di più :)

Questa che vi passo oggi le ha fatto uscire gli occhi dalle orbite!!


FINTA PIZZETTA DI FARINA DI CECI CON MELANZANE, PICCADILLY E RICOTTA SALATA

½ bicchiere di farina di ceci
½ bicchiere di acqua
sale
1 melanzana media
qualche pomodorino piccadilly
cipollotti freschi
ricotta salata
pepe
basilico

Mescolate l'acqua alla farina di ceci e salate. Dicono di far riposare almeno un paio d'ore ma io a volte, per scarso tempo a disposizione, sono passata alla cottura quasi subito e non ho notato grosse differenze. Se avete tempo comunque optate per il riposo.
Ungete bene una padella e procedete come se fosse una frittata.

A parte tagliare la melanzana a striscioline sottili e affettate un cipollotto fresco a velo. Fate stufare in pochissimo olio perché la melanzana è una specie di spugna con i grassi. Salate e pepate. Per evitare che si attacchino, vista la minuscola quantità di olio, bisogna rimestare continuamente fino a cottura completa. Prenderanno un sapore a metà tra il saltato e l'arrostito.
In un altro padellino fate saltare velocemente i piccadilly con un po' di cipollotto e poco olio. Appena prende l'aspetto di un sughetto, aggiungere un paio di foglie di basilico, salare e spegnere il fuoco.

Ora disponete su un piatto la frittata di ceci, aggiungete la salsina di piccadilly, farcite con le melanzane saltate e coprite il tutto con una generosa spolverata di ricotta salata (io ne metto tanta, voi potete dosarla a piacimento). Avrà davvero l'aspetto di una buona pizza :)

Una variante golosa che la nonna ha mostrato di gradire parecchio è di prendere il composto di melanzane e cipollotti e mischiarci un vasetto di yogurt intero (ovviamente non zuccherato!). Perfetto da spalmare sui crostini oppure, per chi vuole, come salsa per un hamburger.

O ancora cruda, tagliata sottile come un carpaccio e condita con olio, sale, pepe e menta piperita.

Ecco, ora ne abbiamo fatto delle mele sane!


Un saluto e buona settimana a tutti





Photo credit: Berries.com / Foter / CC BY