domenica 2 agosto 2015

Le mele insane



No, non quelle. Anche se avvelenate un pochino lo sono.

Anni fa parlando di cucina con un'amica di Salerno è venuto fuori che lei era bravissima a cucinare le melenzane alla parmigiana.
Ah, le melanzane”, ho risposto. “Eh si, le melenzane...”, ha ribattuto lei.
In che senso mele? Non ci avevo mai pensato, ma in effetti il nome di questo ortaggio è davvero curioso.
Così ho deciso di dare un'occhiata più attenta alla melanzana che un tempo detestavo con tutta me stessa.
In effetti la famiglia cui appartiene la melanzana è nota per produrre piante e frutti potenzialmente velenosi. Le Solanacee sono conosciute per aver dato i natali a pomodori, peperoni e patate, ma forse è poco noto il fatto che alla stessa famiglia appartengano anche la Belladonna, lo Stramonio e la Mandragora. Piante decisamente tossiche e pericolose. Per non parlare della Nicotiana Tabacum, inutile specificare di cosa si tratta, anche lei una Solanacea doc. Le sigarette che ci fumiamo provengono da questa ambigua famiglia vegetale: In effetti, si sa anche questo, l'alcaloide nicotina è comunque un veleno. Ce ne occuperemo in seguito di queste herbette no :)
Un alcaloide, detto in parole poverissime, è una sostanza organica di origine vegetale dotata di grandi e vari effetti farmacologici anche con l'assunzione di quantità molto ridotte (ad esempio caffeina e morfina). Tra le varie sostanze che compongono un organismo vegetale, l'alcaloide è senza dubbio la più attiva esistente. E questo può essere un bene o un male. Dipende da cosa ne facciamo.
Spero di aver reso l'idea, la definizione esatta sarebbe quella chimico farmacologica ma rischio di far addormentare la maggior parte di voi. Me compresa :)

Quindi, ricapitolando, tutto ciò che appartiene alle Solanacee contiene alcaloidi di vario genere. Lasciando completamente da parte le piante più tossiche e potenzialmente mortali, anche le solanacee commestibili ne contengono uno chiamato solanina che se assunto in quantità ingenti può provocare disturbi di varia natura e persino la morte, in caso di intossicazioni gravi.
Ma dove la troviamo e soprattutto come la evitiamo questa benedetta solanina?
Semplice, è nelle parti verdi e nei frutti non ancora maturi.
Se vedete una patata con delle parti verdi eliminatele accuratamente. Un alone verde sotto la buccia indica che la patata non è matura e che in quel punto vi è un'alta concentrazione di solanina. Prendete un coltello e operate d'urgenza la patata prima di cuocerla :)
In caso fossero germogliate serve invece un intervento più profondo; infatti il germoglio indica che il processo per far crescere la nuova pianta è già stato avviato...e con esso la produzione della nostra solanina. Non è sufficiente staccare i germogli in superficie perché affondano le radici direttamente nel cuore del tubero, quindi bisognerebbe incidere e rimuovere almeno un paio di cm al di sotto. Insomma, se ha un paio di germogli qualcosa si può salvare, se ne è piena meglio buttarla (o piantarla).
Due parole volanti sulla solanacea più utilizzata al mondo: il pomodoro. Preferite sempre quelli rossi ben maturi. La regola generale è che dove c'è verde c'è solanina. Le foglie di pomodoro non venivano mangiate neanche in tempo di guerra perché si sapeva che facevano male.
Magari, prima che questa estate esagerata se ne vada al diavolo, torneremo a parlare del re delle tavole di agosto. Io ci nuoterei nei pomodori!

Solo un altro piccolo accorgimento. Per evitare reazioni di intolleranza alle Solanacee spesso basta rispettare la stagionalità di frutti e verdure, che consente di assumere i prodotti di questa famiglia solo in determinati periodi dell'anno e non sempre. Saggezza della terra. Meglio non contraddirla con prodotti di serra :)
E comunque è buona regola per tutto (ma soprattutto con le solanacee) sospendere per un mesetto dopo due o tre di assunzione regolare. Dà modo all'organismo di riprendersi e abbassa le possibilità di sviluppare reazioni avverse.

Ma torniamo alla nostra mela insana. Definizione da brivido ma all'epoca sembrava appropriata.
Originaria dell'India e diffusa nell'Italia meridionale intorno al 400, all'inizio non godeva di una grande popolarità. Infatti la si credeva tossica fino a produrre la pazzia. Da qui il nome “mela insana”, un frutto insalubre, una mela che rende insani o folli.
Intorno all'anno 1000 il medico arabo Ibn Butlan scrisse che la melanzana generava “melanconici umori” e spingeva alla lussuria più sfrenata. Comunque erano in tanti a credere che provocasse turbe psichiche.
Se non vi piace il nome “mela insana” non so come reagirete al fatto che prima di chiamarsi così, il suo simpatico appellativo era di “petonciana”, forse proprio in virtù del fatto che si credeva provocasse disturbi intestinali accompagnati da meteorismo :)
E visto che non c'è fine al peggio, si diffusero anche voci incontrollate che volevano la melanzana portatrice di cefalee, cancro e addirittura la peste! 

In realtà la nostra Solanum melongena, se ben matura, è innocua anche se consumata cruda.
Anzi, da cruda contiene anche vitamine del gruppo B, vitamina K e C che vengono però inattivate con la cottura. Mantiene comunque e in ogni caso potassio, calcio e magnesio. La melanzana è molto indicata per chi segue delle diete: le fibre di cui è ricca, infatti, aumentano il senso di sazietà impedendo di ingurgitare cibo a oltranza e producono un buon effetto lassativo. Cruda ha pochissime calorie che invece tendono ad aumentare con la cottura.
Il contenuto di potassio assicura anche una buona azione diuretica, infatti quando il potassio scarseggia nell'organismo è sicuro già in partenza che esiste un eccesso di sodio.
Le antocianine (pigmenti responsabili del colore viola) proteggono i vasi sanguigni e sono dei potenti antiossidanti, ovvero si oppongono alla formazione dei radicali liberi, le famigerate molecole che causano l'invecchiamento cellulare.
Una piccola curiosità: pare che le antocianine si formino esclusivamente nelle piante cosiddette “superiori”, ovvero con una struttura più evoluta e differenziata rispetto a quelle “semplici”. Sarà un caso che il colore viola delle antocianine sia lo stesso del centro energetico (o chakra) considerato più evoluto e collegato direttamente alla spiritualità? La solita coincidenza. Ne riparleremo in seguito.
Forse la nostra mela insana ha qualche proprietà nascosta che ancora deve essere scoperta...

In ultimo, ma non meno importante, la sua utilità in caso di diabete. Le fibre di cui è ricca intrappolano i glucidi (zuccheri) e ne impediscono in parte l'assorbimento a livello intestinale.
In realtà questo è il vero motivo per cui ho cominciato a guardare la melanzana con altri occhi.

La mia nonnina ha il diabete e ho sempre piacere di ideare qualche mediricetta particolare per lei.
Va bene rinunciare ai carboidrati, ma è una vera buongustaia da brava pugliese e allora bisogna ingegnarsi un po' di più :)

Questa che vi passo oggi le ha fatto uscire gli occhi dalle orbite!!


FINTA PIZZETTA DI FARINA DI CECI CON MELANZANE, PICCADILLY E RICOTTA SALATA

½ bicchiere di farina di ceci
½ bicchiere di acqua
sale
1 melanzana media
qualche pomodorino piccadilly
cipollotti freschi
ricotta salata
pepe
basilico

Mescolate l'acqua alla farina di ceci e salate. Dicono di far riposare almeno un paio d'ore ma io a volte, per scarso tempo a disposizione, sono passata alla cottura quasi subito e non ho notato grosse differenze. Se avete tempo comunque optate per il riposo.
Ungete bene una padella e procedete come se fosse una frittata.

A parte tagliare la melanzana a striscioline sottili e affettate un cipollotto fresco a velo. Fate stufare in pochissimo olio perché la melanzana è una specie di spugna con i grassi. Salate e pepate. Per evitare che si attacchino, vista la minuscola quantità di olio, bisogna rimestare continuamente fino a cottura completa. Prenderanno un sapore a metà tra il saltato e l'arrostito.
In un altro padellino fate saltare velocemente i piccadilly con un po' di cipollotto e poco olio. Appena prende l'aspetto di un sughetto, aggiungere un paio di foglie di basilico, salare e spegnere il fuoco.

Ora disponete su un piatto la frittata di ceci, aggiungete la salsina di piccadilly, farcite con le melanzane saltate e coprite il tutto con una generosa spolverata di ricotta salata (io ne metto tanta, voi potete dosarla a piacimento). Avrà davvero l'aspetto di una buona pizza :)

Una variante golosa che la nonna ha mostrato di gradire parecchio è di prendere il composto di melanzane e cipollotti e mischiarci un vasetto di yogurt intero (ovviamente non zuccherato!). Perfetto da spalmare sui crostini oppure, per chi vuole, come salsa per un hamburger.

O ancora cruda, tagliata sottile come un carpaccio e condita con olio, sale, pepe e menta piperita.

Ecco, ora ne abbiamo fatto delle mele sane!


Un saluto e buona settimana a tutti





Photo credit: Berries.com / Foter / CC BY 

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